Il porcellum è, nell’immaginario collettivo e nel discorso politico, l’opposto di Garibaldi; vietato dirne bene. Tutto dicono che fa schifo; al punto tale da non spiegarci mai con chiarezza perchè.
Il pudico silenzio dei partiti è chiaramente strumentale: è cortina fumogena destinata a nascondere le loro vere intenzioni. E, soprattutto, il fatto che, praticamente per tutti, il porcellum rimane il “second best”. Ciascuno di loro vorrebbe una legge fatta a suo uso e consumo; ma, in mancanza di questa, tanto vale tenersi l’attuale.
Così Berlusconi avrebbe in mente un porcellum totale (e cioè esteso anche al Senato); ma l’ipotesi è chiaramente impraticabile. E, allora, tanto vale mantenerlo parziale; perchè tutti gli altri modelli sarebbero per lui sfavorevoli.
Così i centristi, e con loro tutti i piccoli partiti vorrebbero il proporzionale (magari attraverso l’innalzamento della soglia oltre la quale scatterebbe il premio di maggioranza); ma sanno benissimo che il proporzionale non è all’ordine del giorno. E, allora, il sistema attuale, con una soglia di sbarramento praticamente inesistente, è l’unico che possa garantire la loro sopravvivenza elettorale e magari anche politica.
Così il Pd ha tutte le ragioni per puntare sul doppio turno di collegio; ma è tanto convinto dell’impossibilità di farlo passare da presentare la proposta in Senato, così da accelerarne la dipartita. Mentre a lui sta benissimo il porcellum. E’ vero: con la presenza di Berlusconi ancora pimpante, di Grillo crescente e di Bersani “non pervenuto” il Pd era riuscito, nel febbraio scorso, a sbagliare un gol già fatto. Ma è anche vero che una combinazione di fattori così infausta dovrebbe essere irripetibile. E allora, viva il porcellum.
Così Renzi vorrebbe il “sistema dei sindaci”. Insomma uno scontro tra personalità con i partiti al seguito. Ma sa che la cosa non passerebbe nel suo stesso partito (per tacere degli altri). E, allora, il porcellum va più che bene.
Così Grillo vuole a tutti i costi evitare un modello elettorale fondato sullo scontro tra persone. Ma vuole far valere il peso elettorale del suo movimento. Perciò viva il modello spagnolo; piccoli collegi dove il M5S possa conseguire un numero di seggi superiore alla sua consistenza elettorale. Un obbiettivo irraggiungibile; e, allora, perchè non votare con il sistema attuale?
Così Napolitano continuerà ad ammonire. Magari in nome della logica che ha portato alla formazione del governo delle larghe intese. Ma invano. Perchè, in questo come in altri casi, non esiste un’unica soluzione razionale su cui tutti sono chiamati a convergere; ma tante ipotesi diverse legate ad esigenze spesso contrastanti e sempre strumentali.
Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno, da secoli, lo stesso sistema elettorale; così come la Francia. La Germania ha adottato il suo come elemento centrale del suo modello istituzionale. Noi l’abbiamo cambiato due volte in vent’anni e vorremmo cambiarlo ancora, ma senza sapere come. C’è qualcosa che non va…