Una volta tanto si può essere d’accordo con Fukuyama: la “Fine della storia” non c’è stata, ma meritano la massima attenzione le considerazioni sul sistema politico americano che, ad urne aperte, ha pubblicato sul Corriere di oggi.
Nel chiedersi se “la divisione 50-50 rappresenta una marcata polarizzazione nella società americana”, Fukuyama afferma che invece essa è il “sottoprodotto di un sistema politico disfunzionale che amplifica le fratture invece di ridurle” (tanto che “il Congresso è molto più polarizzato della gente in generale”), ed auspica riforme istituzionali tali da “trasformare una divisione 50-50 in qualcosa più simile a una distribuzione 25-50-25”.
Anche in Italia il sistema politico è disfunzionale, ed “offre molte opportunità alle minoranze fortemente schierate di bloccare gli esiti indesiderati senza dover offrire alternative realistiche”. Ne tengano conto i nostri legislatori, i quali, uniti nel festeggiare la conferma di Obama, si stanno scannando sulla riforma elettorale senza chiedersi se anche da noi il pullulare di “minoranze fortemente schierate” non sia il sottoprodotto del bipolarismo introdotto a forza vent’anni fa.
il modello 25 – 50 – 25 era quello dell’Italia dal ’48 al 92′ Ne conosciamo bene pregi e difetti (e, anche, le condizioni che lo giustificavano e lo rendevano possibili. Condizioni che ricorrono raramente e oggi, comunque, non ci sono) Nelle condizioni di oggi il 50 centrale che taglia i 25 estremi dovrebbe risultare dall’aggregazione di tre o quattro soggetti, nessuno dei quali nettamente prevalente Come la Dc durante il centrismo per intendersi
Petruccioli sa benissimo che lo schema che taglia gli estremi è quello in vigore oggi in Italia. Le condizioni non sono quelle degli anni ’50, ma giustificano il governo Monti. Evidentemente ci sono più cose fra cielo e terra di quelle che non sappia il bipolarismo.