Dai titoli di coda che in tutti i notiziari televisivi riassumevano i principali eventi della giornata abbiamo avuto modo di sapere che il nostro presidente del consiglio seguiva “costantemente” da palazzo Chigi le vicende della Norman Atlantic e delle relative operazioni di salvataggio. Di qui una immediata sensazione di sollievo. Subito accompagnata, occorre dirlo, da una certa qual perplessità.
Aggiungiamo subito, a scanso di equivoci, che tale perplessità non riguardava in alcun modo la veridicità della notizia. Nessuno, infatti, neanche i suoi più faziosi denigratori, era in condizione di dubitare, fosse solo per un istante, del vivo interesse con cui Renzi aveva seguito (anche se in un modo non necessariamente costante) le vicende del naufragio. Ma proprio per questo, la cosa non poteva costituire una notizia. Mentre lo sarebbe stata, eccome, quella del suo mancato interessamento. Magari accompagnata, e aggravata, da commenti del tipo “i gufi speculino pure sul naufragio di una nave; io mi preoccupo di evitare il naufragio dell’Italia”; o peggio ancora, “quelli”(camionisti e clandestini, n.d.r.) “se la sono proprio cercata”. O, per converso, quello di un suo intervento attivo in loco come soccorritore od organizzatore dei soccorsi.
Ma nell’un caso come nell’altro saremmo in piena fantapolitica. Perché un presidente del consiglio non può mostrarsi mai disinteressato. E perché la “presenza sul luogo del disastro” (ma dove, poi? A Brindisi? In un’altra situation room ubicata nella regione? Su di una nave? Su un elicottero?) sarebbe stata nel migliore dei casi totalmente inutile, e nel peggiore foriera di disastri. L’ansia da prestazione legata all’arrivo di Pertini fu causa non ultima della morte del povero Alfredo Rampi, e allora eravamo sulla terraferma e davanti a una semplice buca, mentre, nel nostro caso erano in ballo centinaia di persone in un mare in tempesta.
Rimane, dunque, il semplice “interessamento”, ancorché “costante”. Nulla che possa accrescere il prestigio del Nostro; nulla che possa determinare una reazione che vada oltre il cortese sbadiglio e/o il passeggero fastidio. Perché, allora, dare fiato alle trombe?
Potendo ragionevolmente escludere, almeno in questo caso, l’autopromozione, hanno fatto tutto i giornalisti, a conferma di una abitudine all’ossequio e alla piaggeria che viene da lontano. Ma forse questa non notizia solennemente assurta ad evento è anche un omaggio allo spirito del tempo: quello che ci sta portando ad esaltare quanti compiono il loro dovere, soccorrendo persone in difficoltà, fornendo le informazioni richieste o semplicemente timbrando regolarmente il cartellino.
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