robertookokAnni fa, negli Stati Uniti, un impiegato citò un suo collega di stanza chiedendo il pagamento dei danni morali e materiali da questo arrecatigli. Il malcapitato era stato sottoposto alle continue flatulenze del collega; tali da destabilizzarlo e da demotivarlo nel lavoro. A sua difesa, il flatulente si richiamò al quarto emendamento della costituzione americana; quello che garantisce la libertà di espressione, in tutte le sue forme e senza specificarne le modalità consentite e/o vietate.
Non ricordo come si concluse la causa; certo è che in essa si manifesta, e nella forma più estrema, il patriottismo costituzionale americano; insomma il fatto che l’opera dei padri fondatori abbia a che fare, qui e oggi, con i diritti del singolo cittadino e con le regole della complessiva vita civile.
Ora, di questo patriottismo costituzionale nel nostro paese non c’è proprio traccia. E ben a ragione. Così il lavoratore licenziato non si sognerebbe mai di invocare, a sua specifica tutela, l’art.1 della nostra Costituzione. Così il cittadino elettore sa benissimo di non poter trovare alcun rimedio alla sua domanda di democrazia e di trasparenza negli articoli che dovrebbero regolare la vita dei partiti. Così, la rivendicazione del principio di eguaglianza e delle responsabilità che esso attribuisce all’azione pubblica, scompare di fronte alla percezione di una realtà che si muove u in tutt’altra direzione. E potremmo continuare.
Non è, del resto, un caso che la Costituzione non abbia diritto, qui da noi, nè a celebrazioni toponomistiche nè a feste nazionali; essendo, in qual modo, assorbita, nel suo significato ideologico, dal 25 aprile e, in misura minore, dal 2 giugno.
Perchè, allora, la Costituzione viene periodicamente riscoperta ed esaltata come la “più bella del mondo”?
Sostanzialmente per quello che dice e promette; non per quello che garantisce. Insomma per ragioni compiutamente ideologiche. Nulla di male in tutto questo. Basta saperlo. E basta capire che il fervore si manifesta solo quando si ritiene di trovarsi di fronte a vere o supposte minacce. Magari esagerando.
Perchè mai, infatti, il presidenzialismo, giusto o sbagliato che sia, dovrebbe coincidere con la vittoria di Berlusconi? E’ possibile che il lavoro dei trentacinque saggi consenta dii riportare la discussione su binari più concreti. Ma, allo stato, non pare probabile.