Diciamo la verità; i complotti non sono più quelli di una volta. Una volta le cose erano semplici e rapide. Qualcuno (re, nobili, uomini di guerra ambiziosi, “favoriti”, fedifraghi, senatori romani) decideva, per vari motivi, di eliminare qualcun altro che lo minacciava e gli dava ombra e lo faceva fuori a tradimento (mentre dormiva, fornicava o si recava in Senato a presentare la sua agenda).
Tutto molto semplice e rapido: il segreto nella fase di preparazione, poche le persone coinvolte, tempi rapidi nell’esecuzione, la totale inconsapevolezza della vittima “presa a tradimento”. Segreto e inconsapevolezza, dunque: i complottatori non annunciano i loro intenti; la vittima non sa cosa gli sta per capitare.
E’ dunque dal complotto reale che nasce e si alimenta quello immaginario: molti eventi, in quei lontani secoli, sono improvvisi, drammatici e inspiegabili; perciò sono visti come il frutto di disegni oscuri; appunto di complotti. O si muore, singolarmente o in massa per un disegno di Dio; o per opera dei malvagi; un bipolarismo ante litteram…
Questo, per i complotti e i complottardi di ieri: ma oggi? Oggi, il rapporto tra complotto e complottardismo si è completamente rovesciato; nel senso che è il secondo a creare il primo. E questo o cercando di attribuire a fattori oscuri processi che, invece, possono benissimo essere spiegati in modo razionale; o, per altro verso, cercando controverità oscure e non dimostrabili rispetto a eventi perfettamente comprensibili alla luce del sole. Con ciò anche il complotto perde identità e punto di riferimento.
O c’è il gruppo segreto (come nel caso delle varie logge individuate a getto continuo dai magistrati); ma allora non si capisce se l’obbiettivo sia criminoso oppure no. O c’è il complotto e anche l’atto criminoso (vedi stragi del 1993); ma gli autori non sono segreti mentre segreto (leggi incomprensibile) è l’obbiettivo ultimo che si intende raggiungere. O l’obbiettivo da raggiungere (vedi caduta del governo Berlusconi) è chiarissimo; ma i suoi promotori non sono nè pochi nè, soprattutto, segreti; e nemmeno, ben s’intende, criminali.
E allora, niente complotti al giorno d’oggi? Una conclusione che non ci sentiamo certo di sottoscrivere; salvo ad aggiungere però che si tratta di un tema troppo serio per essere affidato ai complottardi.
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