Il 17 febbraio del 1600 Giordano Bruno venne bruciato a Campo dei Fiori. Il 17 febbraio del 1848, invece, vennero emanate le “Lettere patenti” con cui concedevano libertà di culto ai sudditi dei Savoia. Il 17 febbraio 1992, infine, venne arrestato Mario Chiesa.

Le manette, Luigi Covatta

Ieri La Repubblica ha celebrato il 25° anniversario dell’arresto di Mario Chiesa intervistando un carceriere (invece che un magistrato, un avvocato o magari uno storico. Scelta emblematica e felice, visto il ruolo che in quella stagione ebbero il tintinnio delle manette e la carcerazione preventiva. Bene quindi che sia stato Luigi Pagano, allora direttore di San Vittore, a certificare che Di Pietro e Davigo “stavano facendo la Storia” (con la maiuscola nella titolazione). E pazienza se proprio Pagano si sia sentito in dovere di ricordare il motto di Carnelutti (in realtà di Salvemini): “Se mi accusano di aver rubato la madonnina del Duomo, prima vado in Francia e poi chiedo le prove”. Anche i carcerieri hanno una cultura giuridica.

Istruttiva poi la Spoon River con cui il giornale diretto da Calabresi ha messo in fila, su due pagine, i ritratti di quanti vennero perseguiti dal pool di Milano: se non altro perché Berlusconi vi compare solo dopo la sua “discesa in campo” (ed il suo successo elettorale). Prima, evidentemente, era puro siccome un angelo.

 

La libertà, Danilo Di Matteo

Michel de L’Hôpital, cancelliere del re di Francia, nel 1562, dinanzi proprio al Consiglio del re, alla vigilia delle guerre contro gli ugonotti, ebbe a dire che non contava quale fosse la “vera religione”, bensì come si potesse vivere insieme. E in una memoria al re, nel 1568, scrisse che lasciare ai sudditi la libertà di coscienza, a condizione che essi si comportassero lealmente verso le leggi, non avrebbe rappresentato una resa: “Per voi questo è capitolare? Ѐ una capitolazione se un suddito concorda con voi sul fatto che egli riconosce il suo principe e resta suo suddito?”.

Eppure solo il 17 febbraio 1848 ai valdesi (e qualche settimana dopo agli ebrei) Carlo Alberto di Savoia, attraverso le “Lettere patenti”, concesse i diritti civili e politici. Da qui la tradizione, nelle “Valli” valdesi del Piemonte e altrove in Italia, di salutare l’anniversario dell’evento con dei falò: i falò della libertà.

Oggi tanti studiosi fanno notare come proprio la laicità dello Stato sia una condizione necessaria per il riconoscimento del ruolo, anche pubblico, delle varie comunità di fede. Laicità delle istituzioni, spazio pubblico plurale e democrazia rappresentano un trinomio inscindibile. E il 17 febbraio può divenire per tutti gli italiani e gli europei la giornata della libertà, nel ricordo, fra l’altro, di Giordano Bruno, morto sul rogo come eretico proprio il 17 febbraio del 1600.