Il rapporto fra pubblico e privato, fra sfera dei sentimenti e azione razionale degli umani è assai controverso, da sempre. Negli anni della contestazione, ad esempio, si diceva che “il personale è politico”, ma si tendeva poi a ricondurre le dinamiche del singolo alla dimensione collettiva. E la cultura di matrice marxista, come è noto, non si sofferma troppo sulle tensioni e le contraddizioni dell’individuo, concepite per certi versi come “borghesi” e “piccolo-borghesi”.
Oggi, per contro, si tende a ricondurre scelte e comportamenti al tornaconto e alle ambizioni dei singoli e dei gruppi, trascurando magari l’aspetto “macro” dei fenomeni. Come se tutto dipendesse, poniamo, dalla volontà dei parlamentari di farsi rieleggere o dall’aspirazione a privilegi e vitalizi.
In entrambi i casi si ha una visione parziale e riduttiva dell’essere umano e di ciò che lo caratterizza. Studiando Le Passioni dell’anima di Cartesio e tanti altri testi precedenti e successivi di epoca pre-psicoanalitica, invece, si scorge un’attenzione mirabile ai più minuti sommovimenti personali, persino ai cenni appena abbozzati e quasi impercettibili. Il tutto, però, è nutrito dal gusto per le sfumature e non perde mai di vista gli ingredienti di altra natura. Ecco, forse occorre recuperare quello spirito. Altrimenti si finisce per banalizzare tanto “il personale” che “il politico”.