Spesso associamo i radicali alle lotte per i diritti individuali ed è merito del Psi provare a tener desta l’attenzione su tale fronte. Se solo ci affidiamo ai ricordi, tuttavia, emerge come l’azione e l’elaborazione dei radicali abbiano offerto prospettive e visioni anche su altre questioni: dalla fame nel mondo all’ambiente, dal collasso della “forma-partito” tradizionale alla presenza di figure e problemi sociali da quasi tutti ignorati. E a caratterizzare le forme di iniziativa da loro scelte è stato il rifiuto di ciò che ai più sembrava “buon senso” politico.
Ovviamente si può non concordare con l’insieme delle loro idee e delle loro pratiche, e magari provare antipatia per alcune di esse. Però la fase politica attuale mostra un paradosso: schemi e copioni consolidati saltano, eppure i radicali paiono più che mai relegati ai margini. Proprio loro, che da sempre avversano quegli schemi e quei copioni. Ecco: la sinistra liberale e socialista potrebbe recuperare iniziativa e incisività, fra l’altro, interrogandosi e interrogando i propri interlocutori sui dilemmi legati alla “questione radicale” e, insieme, alla contemporaneità.
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