Fra i tanti argomenti di conversazione con il compianto pastore evangelico Sergio Aquilante, vorrei ora ricordarne due. Innanzitutto il ricordo di Francesco Sciarelli (frate francescano, garibaldino e in seguito pastore metodista), che seppe coniugare l’impegno civile con una fede profonda, vissuta come scoperta autentica della grazia. E poi i due rami del metodismo, quello inglese e quello americano, che ponevano talora l’accento su aspetti diversi dell’evangelizzazione.
Per Sergio, più che promuovere “sette” (intese come gruppi “separati”), si trattava di suscitare un grande dibattito culturale e religioso, tale da porre in discussione l’Italia “una d’arme, di lingua, d’altare”, creando così le premesse per un rinnovamento non di facciata della vita nazionale. Sempre Sergio, però, era attentissimo alla vita e ai bisogni delle comunità di fede. Ecco: dinanzi al Sinodo delle chiese valdesi e metodiste, da simpatizzante, mi viene più che mai da pensare a ciò. Ѐ fondamentale partecipare al dibattito pubblico, specie in una fase come l’attuale. E tale aspetto non è affatto in contrasto con la dimensione, altrettanto decisiva, della ricerca e della condivisione spirituale.
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