Ho qualche anno di troppo per appartenere alla generazione dei baby boomers, quella che oggi è di moda rottamare. Per di più ho qualche lettura di troppo per apprezzare la nozione stessa di rottamazione. Infine prediligo l’usato sicuro, memore di quello che scrisse Luciano Cafagna nel 1993 a proposito della retorica sulle “facce nuove”: meglio “facce pulite e competenti, e quindi conosciute”, perchè “le facce nuove e sconosciute possono rivelarsi la peggiore feccia di questo mondo”. Facce nuove e sconosciute, del resto, occuparono la gran parte dei seggi parlamentari nel 1994. E le facce conosciute finirono inaspettatamente in minoranza.
E’ da qui che si deve partire, se si vuole interpretare correttamente quello che succede nel Pd. Perchè non è per motivi di età che DAlema e Veltroni escono di scena; e neanche per contrappasso, visto che a loro volta dopo il 1989 usarono il criterio generazionale per giubilare la vecchia guardia. Perchè, nel loro caso, sotto la generazione non c’era niente, se non la pretesa di non pagare dazio per ragioni d’età.
Fra i giubilati d’allora c’era anche Giorgio Napolitano, cioè uno che non ha detto di non essere mai stato comunista, ma che ha saputo dire che cosa era diventato dopo essere stato comunista. Ed anche uno che nessuno può permettersi di rottamare. E’ bene ricordarlo a chi oggi teme che insieme con D’Alema e Veltroni dal Pd se ne vada la propria storia. La storia del Pci, nel bene e nel male, è qualcosa di più serio dell’avventura di un gruppo di “compagni di scuola”.