Alcuni dei cambiamenti radicali dei giorni nostri erano stati intuiti e delineati già vari decenni or sono. Solo che, in omaggio all’aforisma per il quale per il politico il lungo termine è domattina, il medio termine oggi pomeriggio, il breve termine adesso, sono stati a lungo misconosciuti. Si pensi alle questioni poste negli anni ’70 da Mondoperaio o dal Club di Roma. A far difetto è ogni volta la capacità politica di interpretare e tradurre in azione tali intuizioni, sopraffatti dalle emergenze o dagli interessi del momento. Certo, rispetto alle previsioni i fatti seguono per lo più percorsi diversi, tanto che talora è difficile non pensare a una sorta di astuzia della storia. Tuttavia molti dei fenomeni che oggi paiono sopraffarci già si intravedevano da lungo tempo. Vi è stata un’accelerazione senza precedenti dei mutamenti, questo è vero: ma anche questo si presagiva. 

Riguardo ai grandi filoni del pensiero politico occorrerebbe riuscire sempre a distinguere fra le istanze che essi pongono e i contesti assai lontani dagli attuali nei quali hanno attecchito e si sono sviluppati. Ѐ vero: le idee liberali ridotte a regole e incapaci di discernere gli accadimenti dandone una lettura politica sembrano inadeguate. E che dire del socialismo? Eppure la tensione volta a coniugare libertà e giustizia è attuale più che mai. 

Già, la tensione: perché oggi si tratta di fornire risposte ispirate a quei principi su scala globale. Uno dei dilemmi del nostro tempo risiede proprio qui: siamo avvezzi ad agire nei vari contesti nazionali, pur consapevoli dell’inadeguatezza delle nostre risposte. Come fare politica nella dimensione globale? E mediante quali soggetti?

I partiti oggi sono inadeguati allo scopo. Da qui dovrebbe discendere l’impegno a ricostruirli in maniera diversa, in modo che sappiano cogliere in anticipo le principali tendenze e muoversi in scenari e orizzonti meno angusti, rafforzando nel contempo il legame con i cittadini-elettori.