La strage del Bataclan, la guerra in corso in Siria e Iraq hanno fatto lievitare gli interventi sull’Islam, sui rapporti possibili tra nord e sud Mediterraneo. Anche il nostro sito ha riportato proposte a riguardo. A mio personale vedere troppo spesso le discussioni, gli interventi hanno un approccio volontaristico, soggettivo.
Credo che il dialogo dovrebbe essere affrontato diversamente. Prima di cercare i modi di una cooperazione e di una comprensione reciproca dovremmo, assieme a quanti nel mondo musulmano siano disponibili, esplicitare in modo onesto le differenze che ci separano. Dovremmo confrontarci su questioni di principio da cui discendono scelte politiche per trovare assieme, si spera, i fondamenti di una politica pluralista: è superabile la contraddizione tra leggi secolari e legge divina? Lo Stato è un concetto politico o religioso? La religione è un fatto privato? Il potere deve essere mondano? La libertà di culto (apertura moschee/chiese/templi, biblioteche confessionali, proselitismo pacifico) va garantita in forme reciproche? Come si garantiscono i diritti dell’uomo e della donna, la parità, la tolleranza, la partecipazione alla vita politica? E se esistono differenze sostanziali come convivere? Come superare quanto ci divide?
Poiché nelle comunità umane fino a quando non sono condivisi valori non vi è un comune sentire: e le relazioni rimangono pericolose.