Pian piano la verità dei fatti va emergendo. All’inizio sembrava che il referendum costituzionale fosse fra renziani e non. Ora si scorge la vera linea di frattura: quella fra l’Italia della ragionevolezza, variegata e ragionevole, e un’Italia faziosa o addirittura settaria. Quasi un capovolgimento rispetto allo scenario iniziale.
A ciò hanno sicuramente contribuito le recenti esortazioni del presidente emerito Giorgio Napolitano, ma io vi scorgo un concorso più ampio e complesso di fattori. E, quasi a gettare un sassolino nello stagno e sempre tenendo ben distinti i temi istituzionali dalla contesa politica “spicciola”, direi che trovano conferma le analisi elaborate anche da Mondoperaio: per portare avanti una linea riformatrice coerente non si può pensare a una sorta di epica sfida fra il premier Renzi e tutti gli altri. Occorre piuttosto lavorare a una ricca e articolata “coalizione sociale”.
Per quanto mi riguarda non riesco a separare le modifiche alla Costituzione con la legge elettorale. La realizzazione e il rispetto dei principi della Costituzione, come possono essere altra cosa, come viene pedissequamente ripetuto, rispetto agli strumenti, e per tanto alla rappresentanza che è chiamata al rispetto della Costituzione?