Dall’alto del suo milione e mezzo scarso di voti Roberto Maroni ha posto il veto alla candidatura di Giuliano Amato al Quirinale. “Ma mi faccia il piacere”, avrebbe detto Totò, che pensava che le pulci non potessero permettersi di avere la tosse. In politica, invece, le pulci tossiscono. Specialmente se gli elefanti sbadigliano. E Maroni tossisce alla grande. Prima, grazie agli sbadigli dell’elefante azzurro che temeva di perdere un alleato, si è fatto riservare un posto capace di trasformare un disastro elettorale in un trionfo politico. Ora, grazie agli sbadigli dell’elefante rosso che teme di dover scegliere al proprio interno, ha prenotato il ruolo di kingmaker per le più alte cariche dello Stato. Chapeau, specialmente da parte di chi, come me, se non altro per ragioni autobiografiche ha più simpatia per le pulci che per gli elefanti, e per giunta non ha mai disprezzato i trucchi della politique politiciènne. Ma stiano attenti gli elefanti: la prima Repubblica è caduta anche perché c’erano troppe pulci che tossivano.