Mercoledi 8 luglio il Parlamento europeo si è espresso  a larga maggioranza (436 a favore, 241 contro e 32 astensioni) per la continuazione dei negoziati per l’accordo sul commercio e gli investimenti tra gli Stati Uniti e l’Unione europea (Transatlantic trade and investment partnership – Ttip).
Il trattato, se concluso con successo, rappresenterà il più importante accordo commerciale mai negoziato e rafforzerà i legami già importanti tra gli Usa e l’Europa. Questi due giganti economici, seppur minacciati dall’ascesa dell’economie emergenti, rappresentano all’incirca la metà del Pil mondiale e un terzo degli scambi commerciali, con un mercato di circa 800 milioni di cittadini/ consumatori. Secondo alcuni studi autorevoli, ci sarà un guadagno netto per ogni  nucleo familiare di 545 euro all’anno.

Oltre gli evidenti vantaggi economici, il Ttip avrà certamente delle implicazioni geo-politiche in un momento in cui  a est e a sud dell’Unione europea, soffiano venti di guerra. Ciononostante non uno sparuto gruppo di contestatori ma centinaia di migliaia di cittadini si sono mobilitati esprimendo riserve e persino vibrante ostilità.
Perché succede tutto questo? Certamente tra gli effetti indesiderati della globalizzazione vi è anche la reazione a chiudersi , ad auto proteggersi, alzando barriere anziché costruendo ponti.
Certamente i segmenti più estremi della destra e della sinistra hanno  alimentato paure, hanno mistificato, hanno fomentato una propaganda fatta di slogan, di schematismi dogmatici e non dimostrati. Ma al fondo vi è una sacrosanta preoccupazione sui contenuti del negoziato Ttip che è nostro dovere considerare.

Il Ttip ha infatti l’ambizione di creare un mercato  transatlantico comune: quindi non solo riduzione o eliminazione dei dazi alle frontiere, ma anche una  forte cooperazione regolamentare e la definizione di regole future.
La sfida è di accrescere l’accesso al mercato delle nostre imprese, includendo le Pmi,  senza indebolire i nostri alti standard per la protezione dei lavoratori , dell’ambiente, della sicurezza alimentare, della protezione del benessere animale. Possono essere messi in discussione i regolamenti europei, che riflettono decenni di conquiste fatte per la protezione e la promozione dei diritti  dei cittadini, dei lavoratori e dei consumatori (europei  e non).

Risulta quindi fondamentale assicurare un altissimo livello di trasparenza per il legislatore europeo, e in generale per la società civile, che  devono poter valutare e monitorare gli sviluppi delle trattative commerciali. Sotto presidenza italiana,  e grazie agli sforzi dei socialisti europei, è stato reso pubblico il mandato negoziale, e importanti documenti sono disponibili al pubblico.  Sono passi nella buona direzione, ma la Commissione europea può e deve fare di più, e noi chiediamo che un ulteriore sforzo perché un maggior numero di posizioni negoziali sia accessibile al pubblico.
Per quanto riguarda l’accesso al mercato, chiediamo che sia garantito un accesso reale al mercato statunitense  anche nel settore degli appalti e dei servizi. Ma abbiamo ottenuto  che  la Commissione escluda i servizi pubblici. Vogliamo tenere il controllo sul nostro sistema scolastico e sanitario, sulla sicurezza sociale e sull’erogazione dell’acqua.

Per quanto riguarda la cooperazione regolamentare, abbiano ottenuto che nessuno degli standard attuali possa essere modificato al ribasso: e quindi non ci potrà essere nessun allineamento  e riconoscimento mutuo in settori dove gli standard non sono equivalenti, come per il pollo alla clorina o la carne agli ormoni o clonata (o ancora, nel settore chimico, sei cosmetici o dei pesticidi). Gli standard di sicurezza sono inviolabili.
Per quanto riguarda la definizione delle regole future, abbiamo chiesto che ci sia un capitolo sullo sviluppo sostenibile che sia giuridicamente vincolante, e che si rispettino le maggiori convenzioni dell’Organizzazione internazionale del lavoro per la  protezione dei lavoratori. Abbiamo anche chiesto che ci sia un capitolo dedicato all’energia per evitare che i costi maggiori dell’energia in Europa azzoppino le nostre imprese. Ed abbiamo chiesto misure per aiutare l’ internazionalizzazione delle Pmi.  Abbiamo ottenuto una forte protezione dei diritti della proprietà intellettuale,  incluse le indicazioni geografiche che dovranno facilitare la commercializzazione dei nostro prodotti di eccellenza, e difenderli dai beni  che di italiano hanno solo italian sounding.

Infine, grazie alla nostra battaglia, il meccanismo di risoluzione delle controversie tra investitore e Stato (Isds) con dei tribunali privati  è morto  Abbiamo infatti ottenuto che  le controversie siano risolte grazie a un nuovo sistema che garantisca  maggiore trasparenza ,  con dei giudici  e non degli arbitri  privati , con speciali garanzie per il diritto degli Stati e con un meccanismo di appello.
Raggiunte queste conquiste, sarebbe delittuoso rimanere fermi su un atteggiamento pregiudizialmente negativo rispetto al Ttip. Chi lo facesse si dimostrerebbe legato alla vecchia cultura terzomondista e antiamericana, o alla nuova ideologia delle piccole patrie: ad un armamentario strumentale e antistorico che poco ha a che fare con i bisogni e le attese del popolo.