Dagli anni del liceo mi torna spesso in mente un celebre frammento di Eraclito: “Polemos è padre di tutte le cose”. Se guardiamo anche semplicemente alla storia del movimento operaio e della sinistra, notiamo come il conflitto abbia avuto un ruolo di primo piano: quante divisioni, quanti contrasti, quante fratture!
D’altro canto decisiva è stata pure l’istanza dell’unità: rispetto al mondo preindustriale e corporativo, ad esempio, i lavoratori hanno acquisito la consapevolezza di una comune condizione, al di là delle differenze. Per lungo tempo, naturalmente, la discordia è stata alimentata dalla forza delle ideologie e delle varie letture che ne venivano date. Eppure la cifra della realtà odierna, da molti considerata post-ideologica, è proprio la frammentazione, assai legata alle innovazioni tecnologiche e produttive.
Il confronto, anche aspro, fra una sinistra old e una new appare ineludibile e può essere fecondo. Che dire, però, delle guerre fra poveri alle quali assistiamo? Dinanzi ad esse non torna attuale l’appello alla coesione? Non si tratta di rimuovere i motivi di polemica, bensì di cogliere le ragioni di una più profonda unità. Ragioni da porre, per così dire, come sfondo rispetto alla stessa contesa, nella prospettiva di una ricerca condivisa.