Stiamo vivendo ore cruciali, immersi in un’atmosfera che definirei surreale se non fosse tutto così concreto. Quasi un ingorgo di timori, drammi, conflitti vissuti attraverso due dimensioni: reale e virtuale. Fra scosse di terremoto nel Centro Italia, apprensione per l’esito delle elezioni presidenziali negli Usa, fino alla vittoria di Donald Trump, violenta tromba d’aria che si è abbattuta su Ladispoli, sussulti legati alla campagna referendaria, tensioni fra governo nazionale e Unione europea, è un susseguirsi e un intrecciarsi di “speciali” televisivi, immagini catturate con i telefonini, allarmi diffusi sul web, sondaggi demoscopici.
Vicino e lontano, “micro” e “macro”, quotidianità ed eventi eccezionali paiono sovrapporsi e confondersi. Si ricordano i cinquant’anni trascorsi dall’alluvione di Firenze e l’Arno sembra di nuovo minaccioso; si prova a concepire “Casa Italia” e scorgiamo un cavalcavia pericolante di recente costruzione, mentre gli “sciacalli” rubano opere d’arte. Fra tragedie, paure, drammi, commedie, auspici, la realtà e i generi letterari sono più che mai prossimi e più che mai distanti.
Caro Danilo,
che bello il tuo “primo piano”. Bello e terribile. Perché davvero il mondo non è più abitabile “poeticamente”. La nebbia è fitta. Non sappiamo verso cosa stiamo andando. Potrebbe essere Itaca. O il gorgo del maelstrom…
Voci come la tua che dicono la verità vanno sostenute.
Un abbraccio.
Flavio
caro Danilo, dici, benissimo, uno stato d’animo (o qualcosa di più) che è anche il mio. Forse mai come adesso ci sentiamo viandanti spersi nella notte, non più, come fummo, pellegrini. Il pensiero e la voce si fanno flebili, sommessi: cantare forte nel buio non aiuta certo a farci coraggio.
un abbraccio
Paolo