La sconfitta guidata dal Pd è del Pd
A costo di non essere originale credo che la doppia sconfitta (o non vittoria , come qualcuno cerca di dire con involontario umorismo) sia interamente da attribuire alle scelte del PD ed alla conduzione esclusiva della campagna elettorale da parte di Pierluigi Bersani.
All’indomani del secondo turno delle primarie avevo scritto: “per la prima volta le elezioni si vinceranno o si perderanno non tanto perchè si portano a votare i “nostri” più o meno delusi che si erano rifugiati nel non voto o nella protesta , ma anche e forse soprattutto nell’intercettare i consensi lasciati in libertà dal disfacimento del Pdl e del centrodestra, contendendoli a Grillo ed al non voto“.
E’ successo che il Centrodestra, rispetto alle elezioni politiche del 2008 ha perso per strada circa 7 milioni di voti, mentre il Centrosinistra ne ha persi circa 3,7 milioni che diventano 4,2 se si tiene conto del saldo negativo del confronto tra il voto a Rifondazione comunista e quello andato alla lista capeggiata da Ingroia, ma la maggioranza dei voti in fuoriuscita è andata al Movimento 5 Stelle (circa 8,7 milioni), il resto si è disperso tra la Scelta Civica di Mario Monti e liste minori. Se si aggiunge che il calo degli elettori rispetto alle elezioni politiche del 2008 è risultato di oltre 2,7 milioni, la competizione tra Centrodestra e Centrosinistra è risultata una gara tra gamberi, ovvero tra chi arretrava meno velocemente dell’avversario, tenendo conto che il punto iniziale di partenza era diverso in termini assoluti.
Insomma, la più grande migrazione di voti della storia delle elezioni repubblicane per la prima volta avviene non tra una maggioranza uscente e l’opposizione ma sceglie una terza via pur di non dare spazio a quest’ultima. Il Pd ha messo in campo ancora una volta una alternativa non ritenuta credibile dagli elettori : il “bacio della morte” politico elettorale del Pd è sempre attivo e la comparsa in piazza Duomo del fantasma della sinistra che non sa governare, Romano Prodi, è lì a ricordarlo.
Uso ancora parole scritte nel dicembre scorso: “Nel Pd ci sono ancora molti che pensano che si possa arrivare al governo con una legge elettorale truffa che da’ la maggioranza avendo il 30% dei voti e che poi si governi con gli accordi con i centristi, con gli editori che hanno meno lettori che negli anni sessanta, con i poteri deboli che si credono forti e che credono che sia ancora eludibile un serio discorso di rapporto con i partiti ed i popoli dell’Europa, coprendosi dietro un qualche accordo con grand commis come Monti o Draghi, che sono membri di una comunità e di una cultura diversa , già internazionalizzata. Questa oligarchia apparentemente “light” che governa il Pd, che controlla il finanziamento pubblico di quasi 300 milioni di euro, che nomina parlamentari, che stabilisce carriere, non è adeguata a guidare una politica di governo di centrosinistra perchè antepone la propria sopravvivenza alla bontà ed alla liceità delle scelte.”
La politica del Pd: tutto tranne l’essenziale
La non credibilità del Pd è legata alla riproposizione di modalità e logiche bocciate ripetutamente dall’elettorato ma risiede soprattutto nell’assoluta e continua mancanza di chiarezza della proposta politica a tutti i livelli. Nel programma sciorinato da Bersani “c’era tutto tranne l’essenziale”, come scrive Giovanni Cominelli in un articolo di cui peraltro condivido solo questa affermazione. Quale era la proposta del centro sinistra in materia economica, la trovavamo nelle parole di Fassina o in quelle di Letta ? Quale era la proposta di riassetto istituzionale , quella di chi condivide l’annullamento delle autonomie locali maltemperato da un “regionalismo” altrettanto centralista come tradizione che viene dal Pci o quella rivendicata dai sindaci di Milano, Genova , Cagliari da ultimi, che vedono nel Comune il centro del sistema delle autonomie e la base del federalismo ? Quale è la politica europea e quali sono i riferimenti proposti , la richiesta di maggiore democrazia e l’adesione al Pse di Hollande e Schultz, come Bersani ha detto solo fuori dai confini italiani e con convinzione minima o l’acritica adesione alla Europa guardiana della moneta e della finanza di Draghi e della Bundesbank , il risultato verso il quale porta l’afflato liberista dei vari Morando?
Ancora una volta il “ma-anchismo”, il peccato politico originale del Pd, la volontà di non scegliere e non rischiare politicamente, il non volere nemici a sinistra, come da tradizione, ma non crearseli nemmeno a destra è la causa profonda del fallimento elettorale e politico.
Come l’asino di Buridano il Pd è sempre più vicino alla morte per non aver deciso in quale secchio approvvigionarsi e non per il “destino cinico e baro” di saragattiana memoria..
Mea culpa, nostra culpa, nostra maxima culpa..
Non sarebbe onesto non ammettere che a questo turno esiste una nostra responsabilità nella sconfitta, intendendo con “nostra” l’esperienza arancione milanese, quella vera e non quella tarocca targata De Magistris giustamente cestinata e dimenticata dagli elettori quasi subito .
La Milano di Pisapia è stata per tutte le primarie non schierata nel confronto fra Bersani , Renzi e Vendola. Purtroppo è prevalsa prima del secondo turno la linea di chi riteneva fosse necessario invece schierarsi con la ipotesi ritenuta più affine, quella di Bersani, attraverso la pronuncia a favore del segretario del Pd. Con questa dichiarazione, nemmeno lontanamente bilanciata e bilanciabile da scelte a favore di Renzi da parte di altri come chi vi parla che pure ci sono state, si è deciso di agire come supporter in una campagna di cui pure non si condivideva l’impostazione, considerando che il confronto politico dovesse farsi dopo e non prima dello scontro elettorale con il centrodestra. E’ stato un grave errore politico che ci porta tutti a condividere una responsabilità della sconfitta elettorale, con l’aggravante leggermente beffarda di essere stati quelli che, almeno a Milano ed in Lombardia, si sono maggiormente spesi ed impegnati sul campo. Nemmeno chi come il sottoscritto potrebbe a qualche titolo avanzare qualche fondato ed inascoltato “ve l’avevo detto” può pensare di non avere responsabilità, essendo comunque convinto che nella “gara dei gamberi” il nostro… crostaceo avrebbe prevalso seppure di una incollatura permettendoci così di riaprire da una posizione di maggior comodità la questione politica.
La Regione Lombardia persa nell’election day
La consapevolezza di aver giocato e perso la partita regionale in Lombardia contro un centrodestra che difficilmente in futuro si presenterà in condizioni peggiori al nastro di partenza rende ancora più amara la sconfitta subita. Più volte abbiamo avuto, tutti, la sensazioni di essere finalmente in vantaggio politico e numerico dimenticandoci che l’handicap di tre anni fa era di 23 punti percentuali , un abisso di oltre un milione duecentomila voti che avremmo dovuto coprire grazie agli errori dei nostri avversari ed alle caratteristiche del nostro candidato Umberto Ambrosoli, che effettivamente tra voto alla Camera e voto Regionale ha recuperato quasi mezzo milione di consensi.
Non potevamo certo contare sulla qualità e l’intensità dell’opposizione svolta in aula in questi diciassette anni, quasi tutti passati a rincorrere affannosamente e con poche se non nulle idee originali: ma questo lo sapevamo e lo sapeva anche il Pd, che infatti ha scelto sin dal primo istante convintamente la candidatura al di fuori del proprio recinto, come mai fino ad ora aveva fatto.
L’abisso era grande e profondo e per superarlo avremmo dovuto fare come a Milano, non commettere nemmeno un errore perché non c’era margine di recupero. Purtroppo non è andata così.
(Sintesi dell’intervento pronunciato alla Fonderia Napoleonica di Milano il 12/03/2013)
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