Da anni, come è noto, i contribuenti che destinano l’otto per mille alle Chiese valdesi e metodiste sono molti. Assai di più dei membri e dei simpatizzanti di quelle comunità di fede. E in varie occasioni, sulla carta stampata, ho trovato la pubblicità volta a promuovere tale destinazione. Eppure lo spot televisivo su La7, subito prima del tg delle 20, ha suscitato in me un’impressione forte, quasi di incredulità (nei primi istanti) e di sano spaesamento. Non so se sia una novità assoluta, ma in precedenza, a livello di grandi reti tv, avevo visto al riguardo solo gli spot della Chiesa cattolica. Mi è parso come se già il riferimento ad altre denominazioni religiose, in tale contesto, creasse un’atmosfera diversa, e nel nostro paese a suo modo inedita.
L’informazione riguardante tali realtà, infatti, è stata finora per lo più “di nicchia”, quasi relegata nella logica dell’enclave o del ghetto. E si ha una vera e propria discrepanza fra il carattere di fatto plurale della vita religiosa in Italia, accentuato dai flussi migratori, e la sua rappresentazione nello spazio pubblico, nel quale assumono rilievo e visibilità quasi solo le posizioni della Chiesa di Roma. Ciò che pone anche interrogativi decisivi per la qualità stessa della nostra democrazia: come si accede a tale “spazio”? Con quali chance e quali costi?