Nei gioni scorsi è scomparso Nicola Cirimele, Nicolino per gli amici, che conobbi quando entrai a lavorare in Lega delle autonomie locali. Lui era andato da poco in ANCI, “in quota socialista” come si diceva all’epoca in cui appartenere a un partito, nelle organizzazioni di massa o sindacali, era quanto di più naturale potesse accadere a chi faceva militanza politica.
Lui era stato giovane Sindaco del suo paese natale, Grisolia, e mi colpì soprattutto la passione con cui parlava del mondo delle autonomie; una passione non astratta e ideologica, non la competenza “fredda” del tecnico, ma una passione politica a tutto tondo, di chi, da riformista e per esperienza personale, sapeva che la politica era soprattutto fare; fare nell’interesse della comunità, dei propri cittadini. E la consapevolezza che proprio dai comuni, dall’ istituzione più vicina ai cittadini, era nata e poteva continuare a vivere l’esperienza del riformismo socialista.
Nel ricordare “Nicolino” non possono che emergere sentimenti di stima e di affetto per un uomo che ha condotto tutta la sua vita con grande impegno civico e lealtà verso i propri ideali.
Nicola mi sembra di averlo conosciuto da sempre. Dopo lo scioglimento del Psi e la dispersione dei suoi militanti lo incontravo occasionalmente, ed era sempre interessato a quello che facevo. Era rimasto coerente con le nostre idee, ma senza quel misto di petulanza e di risentimento che talvolta affiora fra i nostri compagni. Guardava avanti. Ed ora che davanti si è trovato la morte il rimpianto è ancora più acuto.