Sulla “Repubblica” di stamattina Ezio Mauro giustifica gli “annunci” di Renzi osservando che al presidente del Consiglio servono “per mettere le resistenze parlamentari, amministrative, della tecnostruttura davanti a un’opinione pubblica continuamente sollecitata da una promessa di cambiamento in cui non credeva più di poter credere”: un azzardo che lega la sua sorte politica alla “necessità di cortocircuitare tempi e modi del meccanismo decisionale del governo, del parlamento, del sistema”, perchè è lì che “sta anche il consenso”.
Nel mio piccolo mi ero permesso anch’io, qualche giorno fa, di sostenere una tesi simile (“La spranga e il cacciavite”). Per cui non mi impressionano i commenti con cui scettici ed altri uccelli del malaugurio hanno accolto gli annunci del presidente del Consiglio. Nè mi impressiona l’evocazione dell’azzardo, che in politica non è necesariamente un vizio. Mi impressiona semmai Renato Brunetta, che dopo aver rivendicato il primato della politica anche contro Tremonti ora si fa scudo delle stime della Ragioneria per continuare a sollecitare l’opinione pubblica contro una promessa di cambiamento che non ci può essere perchè non c’è stata, immaginando che il consenso si trovi soltanto nella disillusione. Grillo e Salvini ringraziano, Saccomanni pure; Berlusconi non si sa.