L’attualità dell’insegnamento e dell’opera di Martin Luther King, di Nelson Mandela e di altri non è solo nella strenua lotta contro le discriminazioni razziali. No; è pure nell’aver lottato con tutte le energie contro il principio dell’ “eguali ma separati”. Principio che ha rappresentato un tentativo di giustificazione della segregazione su base etnica.
Non ci possono essere libertà e democrazia senza convivenza, gli uni accanto agli altri, degli individui con diverso colore della pelle e di diversa provenienza. A iniziare dalla scuola. E qui si scorge la risonanza, persino emotiva, con recenti vicende, che si sono presentate anche in Italia.
La logica del ghetto o dell’enclave compromette qualsiasi tentativo di dare sostanza all’astratta proclamazione dell’uguaglianza fra gli esseri umani. Solo il quotidiano confronto dei diversi negli stessi luoghi, a stretto contatto, consente alla nostra civiltà di maturare. Già, le differenze; né King né Mandela pensavano di negarle, proponendosi anzi di valorizzarle, facendone una ricchezza per tutti. Non è necessariamente per il “crogiolo” che passa la strada dell’emancipazione e della liberazione dei singoli e dei gruppi.
Piuttosto bisognerebbe tendere a una sorta di coro o di orchestra sociale. Ciascuno suona il proprio strumento e usa la sua voce, il più possibile, però, in armonia con gli altri. Offrendo al maggior numero di persone le chance e le opportunità per migliorare la propria situazione e per promuovere le proprie capacità. Facendo in modo, cioè, che il ventaglio delle opzioni e delle scelte non sia determinato soprattutto dal villaggio o dalla famiglia di provenienza.
E oggi dal Sudafrica, pure attraversato da mille tensioni e contraddizioni, ci viene una lezione di democrazia – sì, di democrazia – dai milioni di cittadini raccolti in preghiera nelle sinagoghe, nelle chiese delle varie denominazioni cristiane, nelle moschee ecc.
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