Concordo appieno con la candidatura, rilanciata da Riccardo Nencini e fatta propria dalla platea congressuale del Psi, di Marco Pannella alla carica di senatore a vita.
Come dimostra l’esito del primo turno delle elezioni presidenziali in Austria, la democrazia liberale, fin nel cuore dell’Occidente, è sotto pressione. Dinanzi ai possenti fenomeni in atto – dai flussi migratori ai mutamenti nel mondo del lavoro – i tradizionali equilibri politici garantiti in Europa per decenni dal Ppe e dal Pse rischiano di non reggere. Sentimenti di paura e di insicurezza serpeggiano e dilagano. Ciò che sembrava consolidato e acquisito per sempre vacilla.
Che la globalizzazione non sarebbe stata un pranzo di gala erano in molti a dirlo. Pochi, però, potevano prevederne con precisione gli sviluppi. Non si tratta di dipingere scenari apocalittici. Per certi versi stanno venendo al pettine vecchi nodi.
Ebbene, proprio il leader radicale, prima e più di altri, ha evidenziato nei decenni quei nodi, scorgendo limiti e contraddizioni delle “democrazie reali”, non solo di quella italiana. Oggi più che mai occorre far leva sui principi di fondo della civiltà liberale, i soli anticorpi rispetto alle derive che si profilano. Principi che, incontrandosi con le lotte nonviolente dei lavoratori, dei giovani, delle donne, facendo proprie le istanze degli esclusi e di coloro che vivono l’esperienza del margine, hanno consentito quello che ci è noto come progresso.
Ecco; la nomina di Pannella a senatore a vita rappresenterebbe un appello a quei principi e a quei fondamenti, senza i quali lo smarrimento rischia di prevalere.