Credo da sempre che occorra governare i fenomeni, più che illudersi di proibirli. Così la dichiarazione del sindaco di Milano Beppe Sala – che ha ammesso di aver provato da ragazzo lo “spinello” – squarcia il penoso velo di ipocrisia di solito associato ai discorsi sull’argomento.

Proviamo per un istante, però, a guardare a esperienze e ambiti in apparenza distanti. L’attuazione di norme come quelle sull’interruzione volontaria di gravidanza o sulla fecondazione assistita è seriamente compromessa dall’obiezione di coscienza di numerosi operatori sanitari. E si teme che possa accadere lo stesso con la legge sul fine vita. Da qui un insegnamento assai semplice: urge far seguire ai provvedimenti legislativi politiche attive volte ad attuarli davvero.

Rispettare il singolo, promuoverne dignità e libertà, non significa lasciarlo in balia degli eventi, abbandonarlo. La libertà e le politiche sociali andrebbero concepite insieme, e insieme dovrebbero procedere e crescere. Libertà e responsabilità, risorse individuali e comunitarie non sono fra loro in contraddizione: si tratta piuttosto di aspetti complementari e intimamente legati dello sviluppo delle capacità dei singoli e delle potenzialità dei gruppi.

Così, ad esempio, la legalizzazione di sostanze psicoattive non può voler dire: “adesso cavatevela da soli”. No: la persona va adeguatamente informata, supportata, accompagnata. Solo grazie alla ricca trama di un tessuto sociale sviluppato si può far leva sulla sensibilità e sull’intelligenza dell’individuo. Sì al superamento delle politiche proibizioniste, dunque; ma sì anche a un nuovo Welfare. L’arte di arrangiarsi non può supplire all’assenza dell’intervento pubblico.