Massimo D’Alema dice che Matteo Renzi ha una visione tardo-blairiana. Gli fa eco Pietro Folena, definendo la linea del sindaco “tardo-liberale” e “neo-blairiana”. Proviamo a distinguere il piano delle suggestioni, per così dire, da quello dei programmi. Riguardo alla prima dimensione, infatti, nessuno brilla in originalità. Folena evoca ad esempio papa Francesco. E la “Costituente delle idee” ripropone l’Epinay italiana. Sia Gianni Cuperlo sia Matteo Renzi lanciano una sorta di scommessa, ma i tratti della sinistra che provano a delineare sono nebulosi.
Il fatto è che lo stesso Blair è stato espressione di una tradizione che tentava di aggiornarsi, con un confronto interno anche aspro. Tramontata l’era Blair, però, il Labour non è morto e il confronto continua. Chiediamoci per un istante: perché la “Cosa 2” è fallita? E forse troveremo la risposta alle incertezze di oggi.
Quella débacle si legava all’incapacità di fare i conti sul serio con la tradizione socialista italiana. Si pretendeva di rifondare la sinistra con un’operazione calata dall’alto, vissuta “sul territorio” come una farsa e una finzione, seguendo la logica della cooptazione e senza porsi più di tanto in discussione. Ѐ lì che la porzione prevalente della sinistra ha mostrato la propria inadeguatezza e la propria mediocrità. Insomma: ancora paghiamo le conseguenze di quell’operazione concepita e gestita in maniera a dir poco maldestra.