Le banche, com’è noto, sono i centri della vita economica delle economie di mercato, i principali punti di regolazione della circolazione monetaria di tutto il sistema capitalista dell’economia mondiale. La maggior parte dei Paesi ha un’emissione centralizzata della moneta, una sola istituzione ha il monopolio della coniazione di monete e banconote, mentre è ammessa una pluralità di istituti di credito sottoposti al suo rigido controllo. Il principio dell’autonomia e indipendenza della BC dal rispettivo governo è considerato una caratteristica delle moderne democrazie. A tale istituzione sono quindi riconosciuti: indipendenza, monopolio legale dell’emissione e controllo centralizzato della base monetaria (moneta legale ed altri mezzi di pagamento creati dalle banche ordinarie).
Tradizionalmente, il controllo delle banche ordinarie è sempre stato esercitato attraverso strumenti canonici, quali la variazione del tasso ufficiale di sconto, la compravendita di titoli, la variazione del tasso di costituzione della riserva ufficiale detenuta presso la BC e la moral suasion. Si tratta di strumenti coi quali è stato possibile agire sulla quantità dei mezzi monetari in circolazione e quindi sulla stabilità dei prezzi, attraverso l’influenza che la manovra degli strumenti a disoposizione della BC ci si aspettava di poter esercitare sui responsabili della conduzione delle banche ordinarie, oppure attraverso l’influenza che le dichiarazioni delle autorità centrali potevano esercitare sui banchieri ordinari.
A livello europeo, la stabilità dei prezzi, in base al Trattato istitutivo dell’Unione Europea (UE), è l’obiettivo preminente assegnato all’Eurosistema, costituito dalla Banca Centrale Europea (BCE) e dalle BC degli Stati membri che, dopo l’adozione dell’euro, sono diventate “consiliere” e “bracci esecitivi” della BCE. Tale obiettivo è perseguito tramite la politica monetaria unica; le BC dei Paesi membri dell’UE concorrono alle decisioni di politica monetaria dell’Eurosistema attraverso la partecipazione dei Governatori al Consiglio Direttivo della BCE e le analisi economiche elaborate dagli staff di tutte le BC nazionali costituiscono un importante contributo alla discussione e al processo decisionale che avviene nella sede centrale e nelle sedi tecniche dei Comitati e dei Gruppi di lavoro dell’Eurosistema. Questo persegue la stabilità dei prezzi su un orizzonte di medio periodo, mediante la manovra dei tassi d’interesse a breve termine; per mantenere tali tassi ai livelli valutati appropriati, il Consiglio si avvale di diversi strumenti, tra i quali rilevano le “manovre” destinate ad influenzare i tassi d’interesse attraverso prestiti alle banche ordinarie, perché possano finanziarie le operazioni su titoli.
Sennonché, i mutamenti intervenuti nei mercati finanziari hanno notevolmente affievolito i tradizionali strumenti espressamente dedicati al governo della moneta. Come ha evidenziato Marcello De Cecco, in un articolo apparso su “Affari e Finanza” il 22 luglio scorso, con le transazioni finanziarie cresciute a tassi maggiori di quelle reali, le crisi economiche si sono susseguire a livello mondiale secondo ritmi sempre più sostenuti, coinvolgendo, dunque, anche l’area dell’euro. Tale stato di cose ha condotto le autorità monetarie centrali di tutto il mondo a risolvere un problema caratterizzato da due esigenze tra loro contraddittorie: da un lato, l’esigenza di condurre politiche monetarie sempre più efficaci con un più esteso controllo dei mercati; dall’altro, quella di liberalizzare sempre più i mercati finanziari. Poiché, la politica monetarie è stata neutralizzata nei suoi strumenti canonici, per via del fatto che i mercati inondati di liquidità (transazioni finanziarie maggiori di quelle reali) hanno quasi azzerato i tassi d’interesse a breve; questi, perciò, non possono più essere utilizzati dalle autorità monetarie per influenzare i tassi d’interesse sui titoli a lunga scadenza e attraverso essi l’economia reale.
Per ovviare a questo inconveniente, le autorità monetarie devono intervenire sui tassi a lungo termine, comprando direttamente titoli pubblici o privati, o attraverso la moral suasion, con esternazioni che le impegnano a conservare un comportamento futuro espansivo, perdendo però la propria discrezionalità per tutto il periodo per il quale hanno assunto l’impegno. In tal modo, i mercati dovrebbero favorire una diminuzione dei tassi di interesse sui dei titoli a lungo termine e spingere il corso delle azioni verso l’alto. Questo è quanto le autorità monetarie centrali hanno inteso perseguire, soprattutto in Europea, con le “politiche non ortodosse”, con cui hanno cercato di influenzare i tassi a lungo termine per rilanciare la crescita dell’economia attraverso l’aspettativa che essi sarebbero realmente diminuiti.
A fronte di questa situazione, riferisce De Cecco, Mario Draghi, governatore della BCE, ha approntato una versione particolare di questa politica, per conformarla ai vincoli che impone il governo dell’euro e poter così acquistare titoli pubblici e privati, non direttamente, ma indirettamente con prestiti alle banche dei singoli Paesi. Ma da più parti si osserva che il servirsi delle banche ordinarie non è privo di rischi; ciò perché esse sono state largamente coinvolte nel determinare le cause che hanno originato l’attuale crisi. A volte è persino accaduto che, dopo essere state aiutate con risorse pubbliche a risollevarsi dalla situazione insostenibile di illiquidità nella quale erano cadute dopo lo “scoppio” della crisi, siano tornate a speculare sulle monete degli Stati dai quali erano state aiutate per curare i propri squilibri finanziari. E’ per questo motivo che, ai fini di una efficiente politica monetarie, soprattutto all’interno dell’UE, molti invocano la loro nazionalizzazione. Questa, infatti, appare essere l’unica modo per dare certezza di attuazione alle determinazioni del Banchiere Centrale e, nello stesso tempo, per rimuovere l’incertezza, che caratterizza l’attuazione della politica monetaria, attraverso l’esercizio di un diretto controllo sulle banche ordinarie, senza che questo controllo giunga a soffocare la libertà dei mercati.
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