L’ingegneria istituzionale probabilmente non accende le passioni di molti, e forse un’assemblea costituente avrebbe meglio suscitato un dibattito pubblico al riguardo. Nei confronti dei temi economici l’atteggiamento dei cittadini è ambivalente: da un lato le ragioni del portafoglio comprensibilmente contano; dall’altro vi è la percezione diffusa che le decisioni più importanti vengono prese “altrove”. Ecco perché, ad esempio, il compianto Leo Solari pensava che a destare interesse sarebbero stati sempre più i temi etici, legati ai diritti civili. Eppure proprio su argomenti come la fecondazione assistita e le “unioni civili” sembra ormai esserci da parte dei più una sorta di delega ai magistrati o ai leader politici (o magari agli amministratori locali).
Forse era illusorio ambire alla “democrazia elettronica”, ma in fatto di partecipazione viene talora da rimpiangere i “partiti pedagogici”. Un tempo vi erano, è vero, le “cinghie di trasmissione”, ed era forte l’atteggiamento paternalistico, quasi da democrazia “sotto tutela”. Ora però è impressionante constatare come la passività sia divenuta la cornice e lo sfondo della vita pubblica.
A ciò contribuisce il modo col quale i giovani, specie i migliori, tendono a porsi nei confronti della cultura. Anni fa molti pretendevano di suonare le sinfonie senza conoscere il solfeggio: una metafora non a caso divenuta proverbiale. Oggi al contrario si è inclini all’approfondimento tecnico-specialistico, trascurando la “visione binoculare”. Si sa tutto del singolo albero, ma si ignora la foresta. Una bella sfida per chi prova a far crescere la cultura politica.