La giustizia arriva sempre tardi per i colpevoli e ancora di più per gli innocenti, una pesantissima via crucis, fatta di sofferenze psichiche, fisiche ed economiche. Anche in questo caso, un’inchiesta costruita attorno a una suggestione basata sui soliti ingredienti di mafia e politica, si è rivelato una bolla di sapone. Si è messo in moto il tritacarne che ha distrutto innocenti senza fermare lo scontro vero tra mafia e politica, una guerra con omicidi, a cominciare da quello di Salvo Lima, depistaggi e coinvolgimenti senza prove. Senza voler entrare nel merito gli inquirenti dovrebbero valutare bene la consistenza delle prove a carico prima di colpire e arrestare presunti colpevoli. Se il giudice dopo anni, sempre troppi, sentenzia l’inconsistenza dell’accusa, allora diviene evidente che spesso mancano i presupposti già in partenza. E nel caso di Mannino, l’assoluzione è per ‘non aver commesso il fatto’.
In questi casi non si può sfuggire alla sensazione che una certa magistratura inquirente finisca per inseguire fantasmi più che prove materiali e pare che agisca a rimorchio di suggestioni prive di dati di fatto. Resta, infine, la considerazione che, come sempre, essere garantista è un atteggiamento di buona prudenza. Di fronte a situazioni in cui l’opinione pubblica finisce per esprimere una sentenza di condanna a prescindere basata sui titoli dei giornali il magistrato rischia di commettere errori, in questo caso gravissimi, e di vessare degli innocenti anziché cercare e far condannare i veri colpevoli.
In questi casi non si può sfuggire alla sensazione che una certa magistratura inquirente finisca per inseguire fantasmi più che prove materiali e pare che agisca a rimorchio di suggestioni prive di dati di fatto. Resta, infine, la considerazione che, come sempre, essere garantista è un atteggiamento di buona prudenza. Di fronte a situazioni in cui l’opinione pubblica finisce per esprimere una sentenza di condanna a prescindere basata sui titoli dei giornali il magistrato rischia di commettere errori, in questo caso gravissimi, e di vessare degli innocenti anziché cercare e far condannare i veri colpevoli.
Conosco Lillo Mannino da cinquant’anni, e come me lo conoscono centinaia di giornalisti. Possibile che nessuno sia mai stato sfiorato da un dubbio sulla fondatezza delle accuse della Procura di Palermo? Possibile che l’opinione pubblica abbia appreso del processo a suo carico solo a sentenza emessa? Si dice che la magistratura inquirente fa il suo mestiere, e va bene. Ma il mestiere del giornalista lo fa ancora qualcuno?