Papa Francesco accoglie l’invito a rivedere il ruolo delle donne nella chiesa cattolica, sulla base di ciò che avveniva fra i primi cristiani con la figura delle diacone. Intanto prosegue la feconda esperienza ecumenica dei “corridoi umanitari”, promossa dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) e dalla Comunità di Sant’Egidio. Non solo: sta mutando l’atteggiamento della chiesa di Roma verso i divorziati e le divorziate (eventualmente sposati/e di nuovo con rito civile). E non mancano gli appelli di Francesco alla sobrietà, nel solco della chiesa delle origini.
Tutti eventi che trascendono la sfera religiosa e diventano oggetto di dibattito pubblico, coinvolgendo gli ambiti più diversi: culturale, politico, mediatico. Sovente ho però l’impressione che qui in Italia, per comprendere questi e altri fenomeni, in genere non si tenga conto – per dir così – di varie, importanti tessere del mosaico spirituale e culturale. Da qui l’idea di riflettere fin d’ora sui 500 anni che, nel 2017, ci separeranno dall’inizio della Riforma protestante: dall’affissione, cioè, da parte di Martin Lutero delle 95 tesi contro la vendita delle indulgenze sul portone della cattedrale di Wittenberg.
Infatti ci troviamo in una posizione assai particolare e per certi versi curiosa. Da un lato gli evangelici rappresentano da noi una piccola minoranza e lo stesso influsso etico e culturale di ciò che dalla Riforma è scaturito è nella nostra penisola relativamente modesto. Dall’altro, specie dinanzi allo scenario globale odierno, continuando a ignorare quel mondo o a considerarlo a noi estraneo rischiamo di non cogliere correttamente dinamiche, moventi e condizionamenti decisivi che in una maniera o nell’altra finiscono per coinvolgerci. Né bastano i manuali di storia o di filosofia per colmare tale vuoto.
Il protestantesimo è infatti un insieme complesso di fenomeni, di fermenti, di visioni teologiche, di pratiche, di atteggiamenti. Un esempio mirabile di ciò ci viene offerto dal libro collettaneo La coscienza protestante (a cura di Elena Bein Ricco e Debora Spini, presentazione di Massimo Aquilante, Claudiana, pp. 175, € 14.90). Si tratta della “coscienza” come la intendiamo comunemente? Sì e no. No, in quanto l’idea protestante di coscienza (ma sarebbe più corretto parlare di idee, al plurale) è intimamente legata alla fede e al rapporto con Dio e con le Scritture. Nel contempo, tuttavia, i concetti di libertà di coscienza, di tolleranza, di laicità, di individuo, di soggetto, di modernità sono profondamente influenzati dalla “coscienza protestante” e a essa strettamente connessi.
Si tratta dunque di studiare – e allo stesso tempo di guardare – a noi stessi, come italiani e come europei, con occhi diversi: schivando le sirene dell’approssimazione, dei luoghi comuni, della superficialità. Lasciandoci toccare da pagine dense e appassionanti del passato e della nostra identità contemporanea, che si sia credenti oppure no.
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