Ore 21,15 del 24 marzo 2014. Pianella, centro urbano del Comune di Castelnuovo Berardenga, 18 km da Siena. Salgo solitario e pensoso (ma chi non lo è di questi tempi ?) le scale di quella che fu la sezione Enrico Berlinguer, adesso sede del Coordinamento Comunale del Pd. Mi attende una riunione di coalizione in vista delle prossima amministrative. Arrivo davanti alla porta. Entro. L’incontro è già cominciato.
“Sempre in ritardo”, tuona il coordinatore del Pd. Lo fulmino con lo sguardo e dico: “Vi abbiamo aspettato 7 anni nel Pse, puoi aspettare tu 7 minuti. Anzi, resto qui nella stanza d’ingresso. Voglio finire la mia sigaretta”. Non mi risponde, ma da come mi fa cenno capisco che se potesse il portacenere alla sua sinistra avrebbe una destinazione certa.
Mentre le voci continuano a vibrare, mi guardo attorno. Sui muri di quella che sicuramente fu la segreteria di sezione sono appese foto che riguardano il giorno dell’innaugurazione. Rivedo i volti degli avversari Pci e mi ricordo come vissi io quella giornata, o per meglio dire il riflesso di quel giorno sulla mia vita.
Il testimonial dell’innaugurazione fu l’allora senatore Luciano Lama, gia Segretario generale della Cgil. Al mattino tutto l’entourage Pci era al suo seguito e, visita d’obbligo, venne alla sede dell’Amministrazione Comunale per salutare e “prelevare” il sindaco Luca Bonechi, che già allora si divertiva a scrivere copioni di recite a sensazione come fu appunto quella.
Io all’epoca ero un “rampante” funzionario comunale, unico laureato dei servizi amminitrativi, e dirigevo il settore demografico, raggruppante anagrafe, stato civile, leva militare, polizia mortuaria ed ufficio elettorale. Nel Psi ricoprivo il ruolo di coordinatore territoriale. Allora la sede operativa – che attualmente è fuori dalla sede centrale – si trovava nel Palazzo Comunale, entrando in basso a sinistra, porta a vetro anti-proiettile pretesa dal mio predecessore causa terrorismo fine anni ’70.
Naturalmente, non appena l’illustre ospite si sistemò nell’ufficio del primo cittadino, fu una processione di colleghi e cittadini che si mossero per l’ossequio di rito. “Il Cardinale in visita all’arciprete ed i parrocchiani esultanti”, pensai divertito, mentre continuavo a mandare avanti il mio ufficio da solo.
Passano circa due ore. Alle 12,45 chiudo il servizio come da orario. Ad un tratto le scale interne si fanno rumorose. C’è scalpitio di gente che scende.La visita era finita. Vedo il senatore con l’immancabile pipa che sta per varcare il portone. Ad un tratto il segetario della sezione Pci gli si avvicina e gli mormora qualcosa nell’orecchio. Lama si volta, fa dietro-front e, con mio stupore, bussa al vetro del mio Ufficio. Apro. Non faccio nemmeno in tempo a presentarmi che esclama: “Mi hanno detto che sei il segretario comunale Psi, è vero?”. “Sì”, rispondo io, “e benchè in seguito abbia fatto il funzionario nella Ccgil, quando ti tirarono i pomodori io stavo con gli studenti”. “Non avevate tutti i torti”, commenta. Poi improvvisamente mi tende la mano: “Fammi un favore, salutami i tuoi compagni”. “Al primo direttivo non mancherò”, risposi. Nell’uscire, proprio sul portone lo sento esclamare: “Giovane, determinato e coraggioso”. “Sì, ma ci fa girare tanto le scatole”, precisa il locale segretario Pci.
Ritorno con la mente al presente. Continuo il giro nella ex-segreteria oggi ingresso. Altre foto, in parte di quel giorno, in parte di altri avvenimenti. Sto per entrare nella sala dove nel frattempo mi hanno preceduto gli altri due rappresentanti della delegazione socialista, quando la mia attenzione viene rapita da un giornale contenuto in un espositore a luce. Mi avvicino. E’ la copia dell’Unità del famoso numero del 18 giugno1984, quando fattori politici, ma anche e soprattutto l’emozione per la morte di Berlinguer, fece registrare – per la seconda elezione a suffragio universale del Parlamento europeo – una forte avanzata del Pci, che alla fine risultò il primo partito italiano. Il titolo ad effetto immediato recita “PRIMI”, scritto a caratteri cubitali in rosso. Oltre che alla dedica al compianto Primo Segretario, colpiscono gli ostentati giudizi negativi sulla Dc, i partiti laici a lei alleati, ma soprattutto sul Psi.
In relazione a quest’ultimo le frasi di circostanziata ilarità si sprecano. Completano l’opera di enorme trionfalismo i due riassunti dei risultati rimarcanti l’avanzata comunista sia rispetto alle politiche del 1983 che alle precedenti europee del 1979, e che evidenziano la staticità socialista:
“Non sfonda il Psi. Craxi fermo all’11,4%”. Leggendo vissi nuovamente anche quella giornata.
Rammentai il mio ingresso in sezione al momento dei risultati finali ed il “plotone di esecuzione” organizzato da quelli che erano stati sino ad ieri dei miei “fedeli sostenitori”. “Segretario, ma cosa hai combinato? I dati di questo Comune sono peggiori del nazionale; addirittura abbiamo perso lo 0,3. Vergogna”. “Hai difettato di organizzazione e di comunicazione”. “Metodi nuovi, ci vogliono metodi nuovi”. “Bisogna saper parlare ai giovani, ma nei luoghi giusti, non in discoteca”. “Sei ancora acerbo, hai 24 anni: ci vuole gente esperta”. I giudizi negativi ed impietosi correvano a fiumi mentre vergavo la mia lettera di dimissioni e mi tenevo a disposizione del partito.
“Che giornata fu, che batosta. Lì stravinsero nella sostanza, nella forma ed in tutto il resto, compresa la prospettiva”. Spengo la sigaretta e mi appresto ad entrare nella fatidica sala riunioni dopo dieci minuti, che sono sembrati un’eternità. All’ultimo momento vedo un piccolo “occhiello” sulla destra della pagina del quotidiano fondato da Antonio Gramsci: “Comiso: Psi –6, PCI +6. Il Pci da sempre contrario all’installazione dei missili raccoglie il giusto premio per questa opposizione”.
Rifletto. “No, visto quello che è successo dopo, considerato che il muro di Berlino è caduto anche grazie alle prove di forza militari nei confronti dei paesi dell’Est e del loro Patto di Varsavia, prove di forza nelle quali era compresa l’installazione degli euromissili in Sicilia, no caro Berlinguer, con tutto il rispetto, ma in prospettiva avevamo ragione noi. Craxi in testa”. Mi risistemo la giacca e finalmente entro nella sala. “Buonasera, compagni”, esclamo fiero e ritemprato dalle mie riflessioni.
Mi guarda severo un componente della delegazione Pd di matrice cattolica, ex-Margherita. “Provocatore”, esclama. Rispondo: “In chiesa ci facciamo il segno della croce. Nel Pse ci chiamiamo compagni”. Lo trattengono mentre sta per tirarmi la sedia. Ma questa dei rapporti con i cattolici è un’altra storia.