Ho già vissuto, purtroppo, sensazioni di questo tipo. Sono quelle che si accompagnano al grande silenzio che ci circonda allorquando una persona a noi cara viene a mancare.
E sono momenti in cui tutte le parole del mondo non sarebbero sufficienti a colmare un   grande vuoto.
Luciano Gallino non è più tra noi. Io che lo avevo apprezzato attraverso la lettura, accanita e ripetuta, dei suoi saggi, ebbi l’onore di conoscerlo personalmente, a Napoli, in occasione della presentazione di Italia in frantumi, il cui testo autografato conservo come una reliquia.
Il suo nome resterà legato a opere di grande valore cui si accompagnava un non comune senso “morale” del lavoro. Da questo punto di vista il breve saggio Il costo umano della flessibilità rappresenterà, per sempre, la perfetta sintesi tra il rigore scientifico di un maestro e le complicanze umane che si accompagnano alla precarietà.
Addio Luciano, da oggi i lavoratori e gli uomini di buona volontà sono ancora più soli.