Uno degli argomenti principali di Gianni Cuperlo è la concezione del partito come comunità politica. E Walter Veltroni, pur su posizioni diverse su tanti fronti, ripropone il tema, specie quando parla di Berlinguer. Perché? Il segretario del Pci morto a Padova quasi trent’anni fa era un grande leader e incarnava il suo partito. Anzi: era grande proprio perché lo incarnava, pur trovandosi non di rado solo, come accade ai leader. Gli esponenti politici di oggi, invece, incarnano ben poco; sono soprattutto dei personaggi e interpretano un ruolo.
Un partito-comunità, per così dire, vive anche di ingredienti prepolitici: senso di appartenenza, miti, punti di riferimento precisi. Tanto che da un lato il Pci era ancora assai “ideologico”, dall’altro comprendeva, per dirla con Veltroni, comunisti e non. Entrambe le affermazioni sono vere. L’ideologia, infatti, non è solo una dottrina e un approccio definito alle cose, e può sfumare in una sorta di mitologia. Un comune background, potremmo anche dire. Non a caso il nome dell’ex sindaco di Roma viene spesso associato al tentativo di dare al Pds, ai Ds, allo stesso Pd un qualche pantheon.
Il rischio di tentativi del genere è di restare avvolti, appunto, nelle nebbie di un qualche Olimpo, senza fare i conti con i dilemmi e le contraddizioni della realtà. Compiendo magari delle fughe in avanti che non sciolgono nodi antichi e recenti, e finendo anzi per riprodurre tic, riflessi, automatismi del passato. Come se un alone “sentimentale” impedisse di scorgere con lucidità limiti e problemi e di acquisire un’adeguata autoconsapevolezza. Tanto che Veltroni provava a coniugare il desiderio di “fare comunità” politica con le istanze dell’innovazione e delle riforme, sulla base delle quali il centrosinistra sarebbe stato in grado di raccogliere vasti consensi, molti di più di quelli della “comunità”.
Ma con quale cultura politica è possibile governare l’innovazione? Non bastano certo una qualche “mitologia”, una qualche versione soft o virtuale dell’ideologia, il rimando a un immaginario condiviso. Bella e importante l’intervista a Berlinguer del dicembre 1983 sull’utopia negativa di Orwell. Ma come porsi, ad esempio, dinanzi alla conferenza programmatica del Psi di trentadue anni fa, quella “dei meriti e dei bisogni”?