La politica è passione personale ed intelligenza al servizio dell’interesse generale, che però  non sempre vanno d’accordo. Specialmente se si estremizzano, l’una in  scontro muscolare e l’altra in astratta “coerenza” – o adesione non storicizzata – del tipo “qui si fa l’Italia o si muore”.
Questa estremizzazione – che quando coinvolge l’opinione pubblica diventa spaccatura sociale – sta verificandosi ancora una volta a vantaggio di Berlusconi. Prevale la versione della persecuzione giudiziaria, della “guerra dei vent’anni con processi in serie, mai per alcuno così lunga”, del Pd che vuol eliminare il suo “nemico di vent’anni” e non consente ragioni alla difesa, del suo odio cieco che nega principi costituzionali e di civiltà persino a danno del governo diretto da suo esponente (magari allo scopo di evitare il Congresso e bloccare Renzi).
Non dunque il padrone di un’organizzazione di potere, che fa strame del Parlamento (Ruby egiziana) e dell’interesse generale (leggi ad personam ); non il “governante” evasore per fondi neri a scopi da malavita organizzata; non il macchiettista nei consessi internazionali; non il presunto corruttore di parlamentari e finanziatore – tra i tanti – persino del  Walterino che, da Noepoli (Pz), dopo vani tentativi nel Psi lucano, giunge con lui ai fasti dell’intrigo sudamericano e di un giornale usurpato e maxifinanziato. E’ l’immagine del Magnanimo  vittima della cattiveria e dell’invidia della Sinistra.
Il quale, se al culmine della sua avventura politica (una delle tante, che  gli consentono di  riprender fiato nei sondaggi e ora di proclamarsi Martire dell’ultimo stalinismo, l’ antipolitico doc sacrificato dalle Caste) utilizzerà intuito e tempestività per “ritirarsi dal Senato nell’interesse generale”, farà di Arcore la méta di pellegrinaggi  e si renderà degno – quando sarà – di monumenti alla memoria: come  Garibaldi o il Re Galantuomo, e più di Mazzini, Padre della Patria, a differenza dei Veltroni e dei D’Alema, ignominiosamente rottamatisi.
Sprecata l’occasione della benevola ironia di chi concede di far cuocere l’avventuriero  nudo nel suo stesso brodo a rosolarsi giorno dopo giorno nelle incredibili illegalità perpetrate, in pacata attesa degli esiti; rimasti ignorati l’art. 49 della Carta – per l’ammissione alle competizioni elettorali  delle sole Associazioni con “metodo democratico”- e la formazione critica nelle scuole, è poco astratto  il pericolo che la sua “Forza privata” resti infiltrata in ogni anfratto del potere in nome della maggioranza di chi “meno male che Silvio c’è”.
Com’è d’obbligo riconoscere che Mediaset e avversari hanno fin qui lavorato molto bene per lui, così c’è da dubitare che vent’anni di “berlusconismo” trasversale, mentalità totalizzante  le più negative eredità italiche, si muterebbero in tranquillo dispiegarsi di una normale–civile democrazia. A tentare il miracolo, almeno per qualche settimana, l’intelligenza politica  dovrebbe subentrare allo scontro  muscolare.