Oggi esistono due possibilità di partecipare al gioco nello spazio pubblico. Una è quella tradizionale legata alla possibilità di influenzare con la partecipazione democratica la governance nazionale che, a sua volta, è alquanto ridimensionata rispetto al passato. Chi può sostenere la piena sovranità di un governo nazionale rispetto alle ragioni del governo finanziario mondiale ? Chi può credere nella sovranità di Renzi, Tzipras, Hollande, ed altri rispetto alle scelte compiute da chi governa gli algoritmi che muovono i capitali a Pechino, Seoul, Londra, New York ? Non che quel gioco abbia perso la sua nobiltà, ma è in larga parte dentro un copione già scritto. Entro due poli: quello positivo assomiglia al modello Germania – capitalismo baltico, quello negativo alla Grecia. Se si fanno bene i compiti si va verso l’uno se si fanno male si va verso l’altro. In Italia, Renzi è probabilmente quanto di meglio si può disporre per vincere in questo gioco.
Vi è poi un altro gioco e riguarda non la governance, ma i corpi, la produzione della soggettività, le forme di vita. E’ su questo livello immateriale che agisce il biocapitalismo dei nostri giorni; pur non avendo abbandonato quello materiale ispirato al modello fordista che, tutt’altro che estinto, é trasferito in periferia o nella catena di montaggio della narcoeconomia. Fu Michel Foucault, nei suoi corsi dei primi anni ’80 al Collège del France, ad individuare la competizione tra biopotere e biopolitica che resiste. Non si tratta più di conquistare il potere, come pensavano il comunismo classico e il terrorismo anni ’70, ma costruire soggettività alternative, liberate. E perché non tornare a studiare il tanto di buono prodotto nel ’68 e e seguenti ? Il black power, le comuni, l’esperienza italiana degli indiani metropolitani, il femminismo della differenza. Tutte vicende unite dal lavoro su una trasformazione della soggettività. E’ ciò che spiega il successo degli attuali fondamentalismi, a cominciare da quello iraniano del ’79,  cartografato da Foucault con i suoi articoli sul Corriere della sera. Si tratta di spostarlo dal terreno teocratico, che da noi assume il volto identitario e razzista, a quello della liberazione. Cominciando ad aprire una discussione sulle pratiche possibili. Qui ed ora.