Il diabete mellito, nelle sue varie forme, è stato definito come il digiuno nell’abbondanza: la disponibilità di glucosio nel sangue è alta, eppure le cellule dell’organismo non riescono a captare agevolmente lo zucchero.
Ecco; negli anni scorsi abbiamo avuto l’impressione di un notevole impoverimento culturale della sinistra. Scarsa voglia di discutere e confrontarsi, un pigro adagiarsi sull’esistente e sulle poltrone: senza slanci, con scarsissima propensione all’analisi, ripiegati su se stessi. Non a caso una delle parole più impiegate per descrivere tale atteggiamento era autoreferenzialità.
Oggi, invece, forse spronati dalla crisi abissale, si scorgono e odono fermenti, proposte, progetti. Insomma: sembrerebbe esser tornata “l’abbondanza”. Eppure, nel contempo, continua “il digiuno”. L’assenza, cioè, di punti di riferimento forti, di bussole, di mete. E non è solo un problema di leadership. Manca un confronto autentico fra linee diverse dal quale possano scaturire un gruppo dirigente – che non corrisponde affatto a uno “staff” – e un leader, appunto.
Ciò, a sua volta, ricalca la difficoltà del nostro paese a “fare sistema”. Dinanzi alla recessione, ciò che ci caratterizza è la nostra scarsa reattività. Quello spirito “anarcoide”, che pure in altri momenti ha rappresentato la cifra dell’arte di arrangiarsi, oggi ci penalizza. Tante spinte, tanti stimoli, ma un’immane fatica a concretizzare. Il digiuno nell’abbondanza, appunto.