Il canto di un cigno depresso che si sente isolato, il battito d’ali convulso di una colomba morente e ormai priva di ramoscelli di pace: queste immagini evoca Mario Monti, ospite negli studi televisivi di Lucia Annunziata. L’uomo che doveva rifondare la destra, lo statista che rivendica di aver salvato l’Eurozona, è apparso arcigno ai telespettatori, dai lineamenti duri, cupi. Eppure deve aver studiato a lungo le sue mosse, prima della comparsata.
E’ un Monti diverso quello che appare sugli schermi Rai, cosciente dell’inutilità politica in cui è stato relegato. Non è più tempo di utilizzare un linguaggio felpato, di mostrare l’aplomb del professore bocconiano. Bisogna attaccare, deporre la penna e impugnare la sciabola. Così ne ha per tutti: Casini gli ha sfilato indebitamente il partito, Letta è un esecutore fallimentare, perfino la Bignardi finisce nel tritacarne, rea di averlo incastrato in un profilo di falsa umanità. Il senatore a vita si sente libero dalle inibizioni, vibra fendenti a destra e a manca pur di tutelare la sua onorabilità. Ma le parole scivolano come pioggia sui vetri, i discorsi appaiono sconnessi, le frasi posticce.
Al netto del livore, i moniti di Monti non colpiscono l’immaginario collettivo: nel suo armamentario concettuale c’è la ragione dei vinti, un velo di noblesse oblige. Il potere logora chi non ce l’ha, affermava con insolenza Andreotti, e il viso stizzito dell’ex presidente del Consiglio è un dizionario enciclopedico sulla caduta dei giganti. E’ passato il tempo in cui l’opinione pubblica restava ammaliata dalla sua retorica, più pragmatica e incisiva di quella adoperata da Alesina e da Giavazzi. Non ci sono più le chiacchierate domenicali con Scalfari, né i simposi con gli alti prelati. Tutto è cambiato in pochi istanti. La sua eleganza è un ricordo lontano, il suo charme è riposto nel cassetto. In mezz’ora Monti tenta di risorgere come un’araba fenice, ma assomiglia ad un sepolcro imbiancato. Voleva creare una destra europea ed è finito nel gruppo misto. Non c’è altro da aggiungere.