Ebbi l’onore di frequentare Enzo Ferrari quando ero deputato del Nord Emilia. Fra l’altro, era il proprietario della sede della nostra federazione di Modena. La prima volta che mi vide mi raccontò di essersi appassionato alle automobili da quando, ventenne, ogni settimana andava a prendere l’onorevole Agnini alla stazione di Bologna per sottrarlo alle violenze degli squadristi modenesi.
Volle conoscere Craxi, quando venne a Modena per un comizio. Il colloquio andò liscio come l’olio, anche quando Ferrari gli chiese sostegno per la Fondazione intitolata a suo figlio Dino, morto di distrofia muscolare. Si increspò solo quando Craxi, interessato anche in quel caso alla promozione del made in Italy, gli suggerì di raddoppiare la produzione. “Lei ragiona come quelli della Fiat”, sbottò, “che non capiscono che il valore di un brand è inversamente proporzionale al valore del fatturato”: ed il riferimento alla Fiat, la cui partecipazione alla sua società non aveva ancora digerito, non era certo encomiastico.
In questi giorni ho sentito Montezemolo vantare l’incremento del fatturato, e Marchionne lamentare le sconfitte sportive. Non so niente di automobili, e pochissimo di marketing. Mi domando solo chi dei due sia più attento alla tutela del brand.
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