Un vecchio adagio dice: “dagli amici mi guardi iddio, che dai nemici mi guardo io”. Mi domando se in queste ore Matteo Renzi abbia levato gli occhi al cielo per invocare una speciale attenzione da parte del padreterno nei confronti di tanti amici, vecchi e nuovi, che si stanno prodigando per aiutarlo nel difficile compito di formare un nuovo governo. Non era ancora finita la riunione della direzione del PD che ha dato il benservito a Enrico Letta, che già cominciavano a circolare i nomi di possibili ministri. Un’attenzione particolare gli amici di Matteo la dedicano al Ministero dell’Economia. C’è tutto un prodigarsi di indiscrezioni, commenti, editoriali che rivelano, suggeriscono, propongono. Con un occhio a Bruxelles e uno alla proprietà delle testate che li diffondono. Nelle ultime ore, dopo gli incontri di Renzi con Giorgio Napolitano e con Ignazio Visco, si ha l’impressione che quello del prossimo titolare di via XX Settembre sia “il” nodo da sciogliere. Se non un braccio di ferro, pare che sia in corso un garbato confronto di opinioni tra il Presidente del Consiglio incaricato, che vorrebbe un ministro politico, e i suoi amici che – a quattrocchi o per interposta testata – insistono che sarebbe meglio un tecnico. Da scegliere “liberamente” entro una rosa di nomi composta di professori e banchieri ben accetti ai nostri partner europei, ai mercati, alla Germania e ad altre ineffabili entità di cui gli amici di Matteo sarebbero in grado di divinare gli umori senza fallo.

C’è una singolare incongruenza che colpisce. Gli stessi ambienti che si sperticano di elogi per il nuovo leader giovane, dinamico, schietto, che non guarda in faccia a nessuno e non si lascia intimidire dalle nomenclature, vorrebbero che costui scegliesse come ministro dell’Economia una persona gradita a quello che un tempo si chiamava l’establishment piuttosto che un politico di sua fiducia. Anche un osservatore benevolo sarebbe assalito dal dubbio che a questi amici di Matteo la “rottamazione” va bene solo se a essere “rottamati” sono gli altri. Staremo a vedere se Renzi sarà in grado di fare di testa propria, resistendo alla pressioni senza rompere con ambienti del cui consenso ha ovviamente bisogno. A temprare la sua forza di volontà potrebbe essere il pensiero della sorte toccata al suo predecessore. Oggi sembra incredibile, ma molti amici di Matteo erano qualche mese fa amici di Enrico, cui non facevano mancare preziosi consigli.

Facendo cadere il Governo Letta, Matteo Renzi ha commesso un azzardo. Ha scelto di giocare il tutto per tutto, di rischiare la propria carriera e il proprio futuro politico. Presentarsi al paese con una lista di ministri che sia credibile, ma composta di persone in grado di parlare al cuore e alla pancia del paese, sarà cruciale per vincere la scommessa.