Dinanzi a un evento come l’elezione del Papa non si può ignorare la dimensione della trascendenza; di ciò che è oltre e altro. Senza dubbio, poi, la crisi economica mondiale e il marasma dei nostri giorni accentuano l’esigenza di punti di riferimento saldi e autorevoli. Non a caso il Vescovo di Roma è considerato una delle principali autorità morali del globo.
Ma un altro aspetto non va taciuto. Le difficoltà materiali e la miseria (assai evocativo è in tal senso il richiamo al poverello d’Assisi) non relegano in secondo piano i dilemmi etici del nostro tempo. E non mi riferisco solo alla bioetica (è interessante, al riguardo, la formazione scientifica del nuovo pontefice, anche come sprone al dialogo fra le “due culture”). Penso soprattutto al confronto con le minoranze, in realtà nazionali composite e complesse nelle quali ciascuno di noi è per tanti versi “in minoranza” (proprio Papa Bergoglio proviene dall’Argentina e discende da emigranti italiani). Negli Usa protestanti, ad esempio, i cattolici rappresentano la più consistente denominazione religiosa. E nella cattolica America Latina si assiste da anni a un considerevole incremento della presenza protestante, evangelicale e non solo. Per non dire del paradosso della “minoranza” cristiana nell’Europa secolarizzata.
Un dilemma forse ancor più radicale è quello di cui ci rende consapevoli, ad esempio, un’autrice come Martha Nussbaum. Il principio della tolleranza è da conciliare, sulla scia di Locke, con gli orientamenti tradizionalmente prevalenti oppure è da tradurre in forma di rispetto assoluto di ogni differenza? E nel secondo caso come coniugare la “solidarietà fra estranei” che pure caratterizza una società che aspiri alla giustizia con le peculiarità dei gruppi e dei singoli? E come rispettare i diritti delle comunità senza violare quelli degli individui, e viceversa?
Ecco: la crisi odierna acuisce tali questioni, non le relega affatto sullo sfondo. Povertà, flussi migratori, inediti fenomeni demografici, contatti e contrasti fra culture e tradizioni dissimili mutano profondamente il volto del globo. Ogni angolo della terra è attraversato da problemi e  da squilibri nuovi, e da un diverso modo di vivere quelli di sempre. Da qui l’importanza dell’universalità del messaggio che Francesco saprà rivolgere al mondo intero. E probabilmente egli terrà presente sempre ciò che disse John Wesley, iniziatore del movimento metodista, nel XVIII secolo: “La mia parrocchia è il mondo”.