Nostalgia e incertezza sono stati d’animo frequenti fra gli esseri umani e danno tono e colore alla nostra vita, sospesa fra passato e futuro. Di solito, però, si trovano sullo sfondo; in primo piano vi sono la quotidianità, la routine, la “normalità”, la sana abitudine. Ecco: talora ho l’impressione che la vicenda politica italiana non riesca a trovare quest’ultima dimensione (il celebre “paese normale”).
Da ragazzo lessi un libro di Alberto Ronchey che tanto mi piacque e che ancora conservo: Chi vincerà in Italia? (nuova edizione aggiornata, 1983). Per certi versi siamo ancora in attesa della risposta. Oggi ad esempio ci chiediamo: ce la farà Renzi? Anzi, ultimamente tendiamo a identificare ciascun ciclo politico con una “Repubblica” (la seconda, la terza e chissà dove arriveremo).
Nel contempo, quasi fossimo strabici, ci volgiamo spesso indietro, a volte addirittura sopraffatti dalla nostalgia, pronti a idealizzare il passato o comunque ponendoci in atteggiamento amarcord. Un sottile struggimento ci assale, evocando i giorni in cui le difficoltà e gli ostacoli erano tanti, ma chiari ci sembravano i fini e le “leggi” che governano gli eventi.
Forse occorrerebbe far posto alla prospettiva storica, alla capacità di situare i fatti, nella consapevolezza che non vi sarà “un” vincitore e che la memoria ci offre l’opportunità di riflettere.
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