In occasione delle primarie il Pd ha stampato un opuscoletto, giustamente succinto, dal titolo “Il coraggio dell’Italia. 10 idee per cambiare”. Nel capitolo intitolato “diritti” si dice che “per i democratici e i progressisti la dignità della persona umana e il rispetto dei diritti individuali rappresentano una priorità assoluta”. E infatti si riconosce l’importanza di contrastare la violenza contro le donne e di promuovere una legge contro l’omofobia; si afferma con giusta decisione che “un bambino, figlio di emigrati, nato e cresciuto in Italia, è un cittadino italiano”; si ribadisce (ignorando il dibattito in corso in molti paesi europei sui matrimoni e le adozioni gay) che “una coppia omossessuale ha diritto a vivere la propria unione ottenendone il riconoscimento giuridico”.
Naturalmente, sono affermazioni giuste, anche se timide, e da condividere. Colpisce però la mancanza di ogni accenno a tre dei più importanti e “popolari” temi bioetici che hanno tenuto banco in tutta la passata Legislatura: il testamento biologico, la orrida “legge Calabrò” ed i violenti conflitti che hanno fatto seguito alla tragica vicenda di Eluana, coinvolgendo l’opinione pubblica ed il ceto politico, fino al Presidente della Repubblica; la legge 40, che le sentenze della magistratura continuano a smantellare, evidenziandone la incongruità e la incostituzionalità; l’aborto, reso sempre più difficile dalla obiezione di coscienza dei ginecologi italiani.
Forse queste tre omissioni si spiegano con una frasetta contenuta – in caratteri meno visibili degli altri – nell’opuscolo: “Siamo convinti che su argomenti come la vita e la morte la politica debba conoscere il proprio limite”. Dunque il Pd sembra accettare che questi temi – che pure stanno così a cuore ai cittadini, come dimostrano infiniti sondaggi – rientrino in una “zona grigia” in cui il legislatore non debba entrare, lasciando le scelte alla coscienza individuale. Né basta a rassicurare sul futuro un’altra generica affermazione: “Ripareremo ai guasti causati dal pericoloso <bipolarisno etico> perseguito in questi anni dalla destra, assumendo come riferimento i principi scolpiti nella prima parte della nostra Costituzione”. Francamente, quella del Pd mi sembra una posizione – per usare un aggettivo pacato – minimalista, chiaramente determinata, ancora una volta, dalla componente cattolica di questo partito, che stenta a trovare una identità moderna e riformista quale quella dei partiti di sinistra di tutta Europa.
Quanto al Pdl, con l’eccezione del Corriere della Sera i giornali non hanno dato risalto ad una polemica interna che invece appare di grande interesse, anche per gli sviluppi che può avere per una diversa aggregazione delle forze politiche in vista delle elezioni di primavera. La discussione si è aperta con una dichiarazione allo stesso Corriere di Giancarlo Galan, da sempre su posizioni non ortodosse in materia di bioetica. Galan – che già in passato si era pronunciato in favore della eutanasia – se la prende con “il fondamentalismo” di quanti nel Pdl hanno fatto quadrato attorno ai “valori non negoziabili”. D’accordo con lui si dichiara Sandro Bondi, anche lui sospetto di eterodossia rispetto alla linea prevalente nel partito, che è quella dettata dal Vaticano, da Comunione e Liberazione e dai teodem. E Cicchitto, che pure invita ad evitare le scomuniche reciproche, che potrebbero portare alla frattura dentro il Pdl, si sbilancia: “Non da oggi ho avuto una posizione diversa sulle questioni di bioetica rispetto agli amici di Cl o a Sacconi, Quagliarello e Roccella” (in effetti, Cicchitto, all’epoca dell’exploit di Giuliano Ferrara contro l’aborto, difese pubbicamente ed anche con forza le legge 194).
Queste prese di posizione di stampo “laico” allarmano Maurizio Sacconi, un socialista teodem. Continuando così – dice Sacconi – le nostre strade sone destinate a dividersi. “Voglio sperare – conclude l’ex ministro del Lavoro – che dietro queste posizioni non ci sia Berlusconi”. E’ questa, evidentemente, la preoccupazione maggiore della parte ultracattolica del Pdl. Che si riflette in un commento di Avvenire: queste polemiche nel Pdl “potrebbero nascondere la tentazione di dividere il partito in tre tronconi, con una Forza Italia più laica”.
In realtà i parlamentari del Pdl non del tutto in linea con le posizioni delle gerarchie ecclesiastiche sono più di quanti si pensi. Ricordo, per fare un esempio, che all’inizio di questa Legislatura, dopo che erano naufragati, assieme al governo Prodi, i DICO, frutto di una difficile mediazione tra Barbara Pollastrini e Rosy Bindi, i due ministri Brunetta (ex Psi, laico da sempre) e Rotondi (ex Dc, cattolico “adulto”) presentarono, sia pure a titolo personale, un ddl sulle unioni civili che i partiti del centro sinistra lasciarono cadere (a mio avviso sbagliando). Così come ricordo che due parlamentari del Pdl, Antonio Del Pennino e Antonio Paravia, sono da sempre iscritti alla Associazione Luca Coscioni. O che Tondo fu il solo presidente di Regione (il Friuli) disposto ad ospitare Eluana Englaro per dare attuazione a una sentenza della magistratura.
Non bisogna dimenticare, naturalmente, che nei momenti caldi della legislatura – soprattutto nella fase finale della vicenda Englaro – tutti gli istinti laici e i distinguo dei maggiori esponenti del Pdl sparirono dinanzi agli ordini del Vaticano e dell’obbediente premier. Ma resta la necessità per le forze del centro sinistra – specie ora che si è definita con chiarezza la posizione del leader della futura coalizione – di provare ad inserirsi in questa fase di dibattito (o di dissoluzione?) del Pdl presentandosi, in materia di diritti civili, con un programma chiaro ed accettabile anche da forze che fino ad ora sono state rinchiuse nel bunker dorato costruito da Silvio Berlusconi.
P. S. Appena terminato di scrivere questa nota ho letto su La Voce Repubblicana un articolo di Antonio Del Pennino su in cui si auspica un grande rassemblement liberal-democratico di cui potrebbereo far parte Galan e Bondi. Dunque è vero che qualcosa, sia pur timidamente, si muove.