Più volte ho provato a porre l’esigenza di coniugare tradizione e innovazione. E indubbiamente il Regno Unito è uno dei paesi che vi riescono meglio. Lì si dibatte ad esempio sul senso dell’istituzione monarchica, e non manca chi mette in discussione il sistema elettorale: ma poi la ragionevolezza e il buon senso finiscono per prevalere. Ho avuto come l’impressione che molti, da noi, sperassero che dal voto britannico scaturissero frammentazione, ingovernabilità e caos, e che la consuetudine venisse smentita. Desiderio vano, stando al responso delle urne e alle conseguenze che vincitori e vinti ne hanno tratto.
Sono amareggiato, certo, per la sconfitta del Labour: però nel contempo credo che quel partito sappia reagire, cercando strade nuove dinanzi alle sfide che lo attendono. Non ultima quella, che pure desta preoccupazione, del referendum sulla permanenza del paese nell’Unione europea.
In ogni caso i “gufi” di casa nostra hanno per ora avuto la risposta che meritavano. Non pretendo che l’emulazione prenda il posto dell’invidia: ma un rispetto consapevole e operoso non farebbe male a nessuno.