Le immagini di Bianca Berlinguer e Pierluigi Bersani, sorridenti e in forma alla Festa dell’Unità di Firenze, ripropongono i fasti dell’ “a ciascuno il suo”: l’insegna della seconda Repubblica, l’orizzonte condiviso e praticato dai partiti-pilastro del maggioritario che in tanti anni è diventato forma e sostanza della nostra “democrazia progressiva” (oltre ad essere, da tempo, il motto in ditta dell’Osservatore romano). Tutto, in quelle immagini, gronda “comunicazione=politica”: la teoria e la prassi della modernità scoperta e abbracciata fin dagli anni ’80 dalla sinistra “democratica”, e anche rifondarola e “di classe”, gratta gratta. Con in più un “noi” non si sa quanto unificante nel paese, oltre che nel “dibattito” interno al Pd.
E questo nei giorni in cui il terremoto ad Amatrice e Arquata del Tronto, a Pescara del Tronto e ad Accumoli, ha mostrato a suo modo lo stato della “cosa pubblica”, con le scuole, i municipi, gli ospedali e le caserme venuti giù come il burro. Ed ha mostrato anche la condizione in cui versa l’informazione pubblica e privata, che dopo essere riuscita a non accorgersi di Mafia Capitale prima di un Procuratore della Repubblica venuto da lontano, promuove oggi il Capo dello Stato a “nonno d’Italia, come Pertini”, perchè intento “volto e corpo a tessere un unico linguaggio” capace di nutrire, insieme a un sentimento nazionale condiviso, le narrazioni dei media e, in generale, la nostra “democrazia recitativa” (Emilio Gentile). Mentre nessuno ha ancora rivendicato il famoso “primato della politica”.
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