Non sempre è facile riuscire a esprimere compiutamente impressioni e sensazioni. Ciò che più mi ha toccato del discorso di fine anno del presidente Napolitano è stata la capacità di sollecitare l’impegno e la responsabilità di ciascuno nei confronti della vicenda nazionale senza neppure sfiorare il rischio di cadere nella retorica.
“Libertà è partecipazione”, lo sappiamo; ascoltiamo questa frase fin dall’infanzia. Ma quante volte ci siamo sentiti delusi e amareggiati, toccando con mano l’abisso fra ciò che essa evoca e promette e la realtà. Invece il Capo dello Stato, in modo semplice e naturale, ha riproposto il concetto con freschezza, affermando fra l’altro che proverà egli stesso, una volta lasciato il Quirinale, a darne testimonianza.
Non solo: col suo appello, per certi versi, è come se avesse tagliato la testa al toro rispetto alla querelle elezione popolare diretta del presidente -“grandi elettori”. L’essenziale è non sentirsi estranei all’evento, ognuno con il proprio ruolo. Come se, in definitiva, avesse indicato e quasi accarezzato il nucleo irrinunciabile della democrazia, al di là delle formule.