Sicuramente Beppe Severgnini non è Ugo Stille: ma probabilmente neanche Carlo Cottarelli è Quintino Sella, almeno a leggere l’intervista pubblicata sul “Corriere” di venerdì. Le interviste, si sa, si fanno in due, e molto dipende dall’intervistatore. Ma se l’intervistato, a suo tempo scomodato a trasferirsi da Washington a Roma per fare lo zar della spesa pubblica, non trova di meglio da dire che il suo pallino sono “le auto blu”, non c’è da rammaricarsi se ora ha deciso di togliersi l’incomodo.

In un film divertente di qualche anno fa (“Figli delle stelle” di Lucio Pellegrini) era un cazzaro “de sinistra” a spiegare che bastava tagliare le “autobblù” per evitare i tagli lineari di Tremonti. Ora la tecnocrazia va verso il popolo e ne fa sua la saggezza. Meno male che c’è la politica a tagliare quello che serve.