Il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio, passato quasi sotto silenzio l’ottobre scorso, è stato implicitamente, ma efficacemente, celebrato ieri da papa Ratzinger. La sua rinuncia, infatti, ha dimostrato meglio di tanti trattati di teologia che il principio della collegialità nel governo della Chiesa cattolica non era un’effimera concessione allo spirito del tempo, e che averlo ignorato non ha fatto bene nè alla vita della comunità dei fedeli nè all’autorità del Papa. Non solo perchè l’ottobre scorso, in Vaticano, si era impegnati a processare un maggiordomo ed a licenziare un presidente dello Ior, invece che a ricordare papa Giovanni. Perchè lo stesso magistero, impaniato nelle pratiche di una Curia refrattaria ai segni dei tempi, si è ridotto a mera precettistica, come già era accaduto in altre epoche di decadenza.
Alberto Melloni, qualche anno fa, pubblicò un pamphlet (Chiesa madre, Chiesa matrigna) in cui sosteneva che c’era bisogno di un altro Concilio. Può darsi. Per ora, comunque, c’è bisogno di un altro Conclave. E se i cardinali saranno all’altezza della drammatica denuncia di Ratzinger forse basterà il Concilio che c’è stato.
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