Il voto di domenica scorsa conferma ciò che da tempo va emergendo. Da un lato, come sottolineato ad esempio dal segretario del Psi Riccardo Nencini, il Pd non rappresenta l’insieme delle forze e dei soggetti che si riconoscono nel centrosinistra; dall’altro, come ricordato dal segretario dem Matteo Renzi, non è auspicabile ripetere l’esperienza dell’Unione: di una coalizione, cioè, rissosa e incapace di interpretare una linea chiara.
Da qui l’esigenza di fare appello all’arte e alla scienza della politica al fine di coniugare le due istanze, in apparenza tanto lontane se non opposte: pluralità e coesione. Occorre una sintesi che le comprenda, senza mortificarle. E forse ciò è possibile solo elevando il livello dell’elaborazione politico-culturale e provando a porsi in sintonia con quanti, a ogni livello, spingono in direzione della modernizzazione e della giustizia sociale.