Non c’è traccia mediatica dei sindacati della scuola nel giorno in cui, con “cortei in tutta Italia”, ripartono le manifestazioni degli studenti. Nella sintesi di Sky Evening News: «Tanti i temi alla base della protesta, dal “no” al referendum costituzionale al diritto allo studio, dal lavoro alla povertà, dal welfare alla “fuga dei cervelli”, ma complessivamente le manifestazioni sono contro le politiche della “buona scuola” del governo Renzi».
Chissà da che parte stanno i sindacati, fra gli studenti e una scuola pubblica che consente a 17 dei 18 nuovi insegnanti di sostegno ai disabili assunti all’Istituto tecnico commerciale Salvemini di Casalecchio di Reno (Bologna) di «firmare il contratto di ruolo triennale e andarsene, sfruttando congedi parentali o malattie in attesa di una assegnazione provvisoria per non trasferirsi». E lasciando al locale “preside-sceriffo” (nel caso: il professore Carlo Braga) il compito di far fronte, con la disponibilità delle famiglie (dei disabili) e l’impegno dei professori presenti in servizio, a un’emergenza derivante, si precisa, dall’attuazione di istituti e procedure con cui il legislatore aveva pensato di ottenere un maggiore consenso fra gli insegnanti (tramite i loro rappresentanti sindacali) a una gestione rinnovata della scuola (Corriere della sera, 7 ottobre).
Dati i tempi, il pensiero va anche all’ex giudice costituzionale Gustavo Zagrebelsky, alla sua esplicita ripulsa – nel confronto televisivo con il presidente del Consiglio su La7 – che si possa pensare o dire che qualcuno abbia “vinto” le elezioni e alla sua più sommessa (ma, si capiva, non meno intensa) avversione a un modo di governare il paese cui corrispondano decisioni, scelte e fatti conseguenti, oltre che assunzione piena di responsabilità. Ma forse si tratta di un pensiero fuori tema, non essendo la gestione della scuola pubblica materia neppure sfiorata dal prossimo referendum costituzionale.
I sindacati della scuola sono impegnati a ricontare le firme per il referendum contro la “buona scuola”, che secondo la Cassazione sono meno di cinquecentomila. Gli altri sindacati, cioè quelli che dovrebbero essere più interessati alla formazione del capitale umano, invece tacciono. Evidentemente anche le 150 ore, ora che il nuovo è avanzato, sono cascami del Novecento.
Per cancellare la Costituzione e i diritti costituzionali non è sempre necessario un referendum, basta disapplicarla di fatto con “riforme” che negano e cancellano diritti costituzionali, come sta facendo questo governo, risulta molto difficile riconoscersi in questo partito socialista, non solo plaude e permette riforme come quella della buona scuola, il job act, e la riforma costituzionale ma attacca anche i sindacati ….. cosa vogliamo fare cancellare diritti e rappresentanza tutto in un colpo solo? più di una socialista e di un socialista della storia del nostro partito si stanno rivoltando nella tomba! vergogna
Disgraziatamente io non sono ancora nella tomba e quindi non mi rivolto. Mi compiaccio, anzi, perchè vedo finalmente attuata (male) una riforma come quella dell’autonomia scolastica che personalmente proposi trent’anni fa. Mi compiaccio anche del superamento dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, che Gino Giugni propose alla Conferenza di Rimini, nel lontano 1982; nonchè della riforma costituzionale, che realizza quel modello di democrazia competitiva e governante che Giuliano Amato cominciò a proporre, proprio su Mondoperaio, nell’ancora più lontano 1977. Mi rammarico invece perchè i sindacati non difendono più il lavoro che c’è ed invece difendono il lavoro che non c’è più: quando non sostengono – come fanno quelli della scuola – i docenti che si mettono in malattia il giorno dopo l’assunzione: e non si vergognano nemmeno.