Giovedì 4 aprile, pomeriggio, il titolo “Nord Corea, l’annuncio dell’esercito ‘Pronti per attacco nucleare agli Usa’” era la 14.ma notizia nel sito Repubblica.it, il più letto in Italia; poche ore prima, attorno alla mezzanotte, la stessa notizia sullo stesso sito, era l’apertura a tutta pagina. E non solo su Repubblica.it, anche su molti altri siti di informazione.
Confesso di aver per qualche minuto temuto che fossimo sull’orlo della terza, e ultima, guerra mondiale. Poi, un po’ per esperienza, un po’ per curiosità, sono andato a guardare cosa scrivevano le prime vittime del presunto imminente attacco nucleare, gli americani.
Beh, in quegli stessi minuti, quella stessa notizia, nella prima pagina del New York Times, era sotto un titolo generico sulla situazione della Corea del Nord, a una colonna a metà della pagina, dove nel corpo del testo si accennava al rafforzamento della base nell’Isola di Guam. Idem su Usa Today, Washington Post e altre testate on line degli Stati Uniti.
Per carità, non che il minaccioso attivismo del giovane rampollo della dinastia real-comunista (nel senso di regime monarchico della penisola asiatica), non preoccupi mezzo mondo, ma è anche risaputo che una grande aggressività verbale serve a nascondere la fragilità di quel potere, soprattutto a fini interni.
Insomma Pyonyang spaventa sì, ma fino a un certo punto, perché se davvero potesse creare problemi seri, i primi a intervenire con una pesante ruvidezza, senza neppure i lacci e lacciuoli del sistema democratico, sarebbero i vicini cinesi, assai pragmatici e da cui il regime nordcoreano dipende per sopravvivere. Dunque sono i giornalisti italiani che sono incapaci di fare il loro mestiere, restii a informarsi loro per primi, a controllare e confrontare le notizie?
In parte, forse, anzi in molti casi certamente, ma qui c’è dell’altro. C’è la tendenza di tutto il sistema della comunicazione del Bel Paese a enfatizzare, drammatizzare, spettacolarizzare piccole notizie per farne pseudo-scoop, grandi novità, aperture e proclami. Salvo poi dimenticare, nascondere, censurare nello spazio di un mattino.
E dall’andazzo non si salva nulla: ieri la fusione fredda e oggi lo sceicco che si compra la Roma; Renzi Libertador e Berlusconi Belzebù. Un acquazzone in Italia diventa un tornado. E così via saltellando da una panzana a una cazzata e ritorno.
Il tutto sarebbe perfino divertente se così facendo non si finisse per stressare l’opinione pubblica, tenendola costantemente col fiato sospeso tra una disgrazia e l’altra. Fateci caso, siamo tutti un po’ nevrotizzati. Sedersi in poltrona a guardare il Tg, si può fare solo se abbiamo a portata di mano una maxi confezione di Prozac. Mia suocera (è il mio istant poll) è perennemente terrorizzata: aumenta il gas, l’acqua, la luce; si uccidono per strade bambini e vecchiette; l’economia sta crollando ed è meglio mettere i soldi sotto il materasso; la carne (possibilmente di cavallo) è velenosa; la frutta fa venire il cancro…
Per fortuna, sembrano prometterci in queste sere, che c’è Papa Francesco che ci salva… il neo poverello rimetterà in ordine tutto il mondo. A cominciare dallo IOR, immaginiamo noi.
Solo nevrosi? No, perché questo clima ha provocato danni seri anche alla politica che ormai vive di elettroshock e si è visto cosa produce nelle ultime elezioni. Il sonno della ragione genera mostri (Grillo?).
Per questo farei un appello pubblico ai giornalisti. Titolo: cari colleghi, datevi una calmata!
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