Il cambiamento, come è noto, conosce ormai un’accelerazione senza precedenti. Un esempio: Marina Silva, cofondatrice del Partito socialista brasiliano ed evangelica pentecostale, è la vera rivelazione della campagna per le presidenziali in corso nel suo immenso paese. Sì, nella “cattolicissima” America latina ormai da decenni quelle che la stampa italiana chiama spregiativamente “sette protestanti” rappresentano un fenomeno di rilievo, con importanti risvolti nella società e nella vita pubblica. La candidata condensa così tanti aspetti: l’impegno per l’ambiente e per gli abitanti della “foresta”, i principi di libertà e di pari opportunità, la fede religiosa. Tutto ciò sfida i nostri schemi abituali, ma non è estraneo agli strumenti e alle categorie concettuali di cui disponiamo.
Più caotico è il quadro geopolitico del Medio Oriente. “Libanizzazione”, del resto, è sinonimo di caos, di guerra di tutti contro tutti. A lungo il regime teocratico sciita dell’Iran ci è parso come una minaccia per la pace nella regione e nel mondo intero. Più di recente l’attenzione si è spostata sull’integralismo sunnita, fino alla formazione dell’Isis. Tuttavia del groviglio di interessi economici, spinte religiose, faide di potere in atto comprendiamo ben poco. Roba per specialisti? Forse. Intanto, però, sangue viene versato.
E qui sento l’eco di ciò che il noto divulgatore Piero Angela diceva già decenni fa, quando vi erano ancora forti “coordinate ideologiche”: siamo pronti mentalmente a rispondere alle sollecitazioni e ai ritmi del nostro tempo?